In Ucraina decide la storia non la fiction
Il successo di Donald Trump in America sembra avvicinare una tregua in Ucraina. Non so se il nuovo presidente degli Stati Uniti terrà fede alle promesse che gli sono state attribuite in campagna elettorale («Se verrò eletto fermerò la guerra in ventiquattr’ore»), ma è certo che la fine del conflitto ai margini dell’Europa è una delle priorità del nuovo inquilino della Casa Bianca, non fosse altro perché la resistenza di Kiev all’invasione russa è finora costata agli Stati Uniti una sessantina di miliardi di dollari. (Panorama)
Su altri media
Vladimir Putin «è disponibile a discutere di un accordo di cessate il fuoco in Ucraina con Donald Trump pur escludendo di fare importanti concessioni territoriali e insistendo affinché Kiev abbandoni le ambizioni di entrare nella Nato». (L'Unione Sarda.it)
Tradotto: l’Ucraina potrebbe accettare la cessione di parte dei territori occupati, a patto di avere armi occidentali come deterrente e la costante protezione della NATO. Secondo il New York Times, infatti, in questa fase del conflitto Kiev starebbe dando maggiore importanza all'ottenimento di garanzie di sicurezza laddove dovesse arrivare un cessate il fuoco. (Corriere del Ticino)
Dopo il successo del 5 novembre i media hanno riportato indiscrezioni sull’atteggiamento che potrebbe tenere il prossimo presidente statunitense nei confronti dell’Ucraina per accelerare la fine della guerra. (RSI Radiotelevisione svizzera)
Mosca sembra pronta a negoziare un cessate il fuoco con Kiev, con gli Stati Uniti a fare da intermediari. Il conflitto in Ucraina potrebbe essere finalmente vicino a una sua possibile conclusione. (ilmessaggero.it)
Secondo i cinque attuali ed ex funzionari russi il Cremlino potrebbe ampiamente accettare di congelare il conflitto lungo le linee del fronte. (Secolo d'Italia)
Il Paese dell’Europa orientale si prepara a nuovi pesanti attacchi che hanno costretto alla chiusura a Kiev di diverse ambasciate, inclusa quella italiana, anche se la notizia di un raid massiccio è stata smentita, mentre Mosca sarebbe pronta a muovere migliaia di soldati nel nord, tra i quali diecimila nordcoreani. (il Giornale)