Automotive: il governo convochi subito un tavolo
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Proseguono le forti difficoltà del settore automotive. Il comparto vive una fase di ripercussioni in termini di produzione industriale e di tenuta occupazionale, causate dai grandi cambiamenti in atto, dalle scelte industriali dei produttori presenti nel nostro Paese e dalla mancanza di strategie e politiche industriali pubbliche in grado di indirizzare il settore. Le istituzioni non stanno gestendo questa fase di transizione: gli incentivi e i bonus all’acquisto di auto agiscono temporaneamente sulla domanda ma non sono risolutivi nel lungo periodo. (Collettiva.it)
Su altri giornali
Secca la replica di Samuele Lodi e Stefano Angelini alle esternazioni del proprietario di Qf, che in rappresentanza di Unindustria sollecita al governo “strumenti straordinari” per la transizione ecologica. (il manifesto)
Nel medio termine occorrerà «ristabilire una posizione di leadership competitiva» nella «prossima generazione di veicoli». in modo da poter competere con Usa e Cina, che sostengono attivamente le loro imprese. (Il Sole 24 ORE)
Il presidente di Unindustria Cassino, Francesco Borgomeo, lancia un allarme sulla transizione energetica nel settore automobilistico italiano. In un'intervista all'Ansa, Borgomeo ha anticipato la possibilità di una grande mobilitazione degli imprenditori per far sentire la voce del comparto alle istituzioni e chiedere un cambio di rotta. (Tom's Hardware Italia)
Secondo Carmine Di Mambro servono snellimento burocratico, incentivi e infrastrutture (RadioCassinoStereo)
In Italia, da gennaio a maggio 2024, la produzione di componentistica è scesa del 18% rispetto all’anno precedente. La transizione elettrica nel mondo dell’automotive sta creando più di un problema a molte realtà produttive. (CremonaOggi)
Il mercato auto è sull’orlo di un precipizio, dopo la spinta degli incentivi governativi, le vendite tornano a crollare. Un effetto questo, dovuto principalmente alla transizione energetica, dove le auto elettriche sono tra le principali indiziate ma che di fatto, non sono le uniche responsabili del crollo della domanda. (Adnkronos)