"Ergastolo a Impagnatiello. Lui è la banalità del male"

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«Un viaggio nell'orrore», quello di Giulia Tramontano è «un omicidio fra i più brutali». Ieri al processo a carico di Alessandro Impagnatiello è stato il giorno dell'accusa e della richiesta di pena. Il procuratore aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo, al termine di una lunga requisitoria in cui hanno ricostruito i passaggi dell'assassinio della 29enne, hanno chiesto per l'ex barman la condanna all'ergastolo, con isolamento diurno di 18 mesi. (il Giornale)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Leggi tutta la notizia Nessuno può vederlo, il "burrone" sul quale la pm Alessia Menegazzo invita tutti ad affacciarsi, in quest'aula così affollata da sembrare stretta e piccola. (Virgilio)

“Per i familiari di Giulia presenti in aula ieri, assistere al processo per il suo omicidio è stato come vederla morire una seconda volta. Le parole della difesa sono risuonate offensive e insensibili, definendo l’atroce atto compiuto dall’assassino come un ‘grave gesto’ ù come se si trattasse di un banale errore, una marachella, e non di un crimine efferato. (LAPRESSE)

Attiva la lettura vocale Un lungo, lunghissimo messaggio, pubblicato su Instagram dopo l' udienza di ieri. Lo scrive Chiara Tramontano, sorella di Giulia, la giovane donna uccisa brutalmente dal... (Virgilio)

"No alle tv". Così il narciso si nasconde

Dieci mesi dopo l’inizio del processo, dopo decine di testimonianze e l’interrogatorio dell’imputato, dopo una perizia psichiatrica disposta dal Tribunale che l’ha dichiarato sano di mente, si sta per chiudere il processo ad Alessandro Impagnatiello, l’ex barman dell’Armani caffè che ha ucciso la compagna Giulia Tramontano nel maggio di un anno fa. (Corriere Milano)

Così l’avvocato Giovanni Cacciapuoti, legale di parte civile della famiglia Tramontano, al termine dell’udienza odierna in Corte d’Assise, dopo essersi associato alla richiesta di condanna all’ergastolo formulata dalla procura di Milano. (Il Fatto Quotidiano)

Ha, infatti, negato il consenso a essere ripreso dalle telecamere. Il suo rifiuto di apparire alla sbarra, e dunque vulnerabile di fronte all’opinione pubblica pronta a giudicarlo, racconta di un ultimo tentativo di conservare ciò che resta della sua immagine. (QUOTIDIANO NAZIONALE)