Cop29 di Baku, cosa è andato bene e cosa no

La Cop29, la ventinovesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, ha chiuso i battenti a Baku, in Azerbaigian, nella notte tra sabato e domenica, dopo tredici giorni di discussioni estremamente complesse. Rese tese dalle resistenze del mondo ricco ad accettare di pagare la maggior parte del prezzo che i cambiamenti climatici ci impongono. Dallo scemare delle fiducia di una fetta non indifferente del Sud del mondo non soltanto nei confronti dei paesi sviluppati, ma anche nello stesso processo multilaterale delle Cop. (LifeGate)

Se ne è parlato anche su altri media

La Conferenza si è conclusa con un obiettivo di finanza globale per il clima che i Paesi in via di sviluppo hanno ritenuto inadeguato per consentire loro di affrontare il cambiamento climatico. (la Repubblica)

Ali Mohamed, inviato del presidente del Kenya William Ruto e portavoce del gruppo africano alla Conferenza, con laconico un post su X spiega che l’Africa esce a mani vuote, relativamente agli obiettivi per la mitigazione, l’adattamento e la gestione delle perdite e dei danni inflitti dalla crisi climatica, mentre i finanziamenti promessi per il 2035 ai Paesi africani sono «troppo pochi, troppo tardivi e troppo ambigui». (il manifesto)

I Paesi industrializzati dovranno destinare almeno 300 miliardi di dollari all'anno entro il 2035 a quelli in Via di Sviluppo, per supportare i loro tentativi di far fronte ai cambiamenti climatici. (Focus)

COP29: come è andata a finire la Conferenza delle Parti sul Clima di Baku

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E' il calcolo che hanno fatto gli esperti del think tank Italian Climate Network (Icn), in uno studio pubblicato sul loro sito. (Tiscali Notizie)

I paesi ricchi assumeranno un ruolo guida nel reperire 300 miliardi di dollari all'anno di finanziamenti per il clima da destinare ai paesi poveri, ma la cifra è giudicata insufficiente da molti osservatori (Le Scienze)