Trump e la decadenza degli Stati Uniti

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ESTERI

Il discorso inaugurale di Donald Trump, accompagnato dai suoi primi decreti esecutivi, rappresenta l'esordio tipico di un capo populista che promette di riscattare il popolo dall'ambascia in cui è caduto e di guidarlo verso una rinascita. Questo spettacolo, già visto con Mussolini, Hitler e Berlusconi, si ripete ora con Trump, che si presenta come un picconatore dell'ordine globale. Immaginando l'ordine internazionale come una fortezza assediata da potenze esterne, Trump, anziché difenderla, appare alle spalle dei capi delle tribù barbariche, partecipando all'assalto. Questo comportamento, simile a quello di Vladimir Putin e Xi Jinping, rappresenta uno shock per l'ordine globale.

Durante la cerimonia di insediamento, Trump ha delineato il suo programma con poche parole, mostrando il suo dono della sintesi. Ha annunciato la deportazione degli immigrati, la difesa militare dei confini, la negazione dello ius soli per chi nasce negli Stati Uniti, l'avvio immediato delle trivellazioni petrolifere e l'uscita dal Trattato di Parigi sul clima. Inoltre, ha dichiarato la cancellazione dei sussidi sociali e ha ribadito che esistono solo uomini e donne, nel senso tradizionale dei termini.

Nel suo secondo mandato, Trump ha svelato un'America dominata da una coalizione esplosiva di nazionalisti radicali e oligarchi tecnologici, che si contendono il futuro del potere con posizioni inconciliabili. Questa situazione mina la stabilità della maggioranza e la tenuta della democrazia. Trump ha dichiarato che l'età d'oro d'America inizia ora, con l'obiettivo di rendere l'America di nuovo grande attraverso ordini esecutivi che identificano i nemici: coloro che non si riconoscono nei due generi, gli immigrati illegali e le altre nazioni che si approfittano degli Stati Uniti.

In questo contesto, la figura di Trump emerge come quella di un outsider che non sembra interessato a conservare l'ordine globale, ma piuttosto a partecipare alla sua distruzione.