Prima l’uccisione di Haniyeh, poi i bombardamenti di Israele in Libano: perché l’Iran continua a rimanere in attesa
Sono passati 56 giorni dal 31 luglio, quando a Teheran un’esplosione sbriciolò l’ala di un compound dei Guardiani della rivoluzione in cui dormiva Ismail Haniyeh. “La Repubblica islamica dell’Iran difenderà la sua integrità territoriale, il suo onore, e farà pentire gli invasori terroristi della loro azione codarda”, furono le prime parole del presidente Massoud Pezeshkian, che si era insediato appena poche ore prima. (Il Fatto Quotidiano)
Se ne è parlato anche su altri media
il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, a New York per l'assemblea delle Nazioni Unite, ha dichiarato al canale televisivo statunitense Cnn che il partito di Dio “non può restare da solo” e che “non dobbiamo permettere che il Libano diventi un'altra Gaza”. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Mercoledì 14 agosto la Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, in un discorso rilanciato dal suo account ufficiale su X già Twitter, ha proclamato: “Se Dio vuole, entro i prossimi 25 anni non ci sarà più nessun regime sionista. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
L'invasione di terra di Israele in Libano "è quasi inevitabile", dinanzi all'escalation con Hezbollah l'Iran non reagirà. "Temo che un'invasione di terra in Libano sia molto probabile - dice all'Adnkronos - Sebbene Israele non fosse interessato a tale invasione in questo momento, mentre il fronte di Gaza è ancora attivo, la graduale escalation nel nord la rende quasi inevitabile". (Adnkronos)
Lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano Seyed Abbas Araghchi a margine della riunione di sicurezza dell'Onu sul Libano. . (Il Messaggero Veneto)