Abbonamenti disdetti e altri addii: il Washington Post paga il no all’endorsement
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Non accadeva dal 1988 che il giornale non prendesse posizione nelle elezioni presidenziali. E oltre ai giornalisti, anche i lettori non gradiscono il veto di Bezos Si allarga il malcontento attorno al Washington Post per la decisione di Jeff Bezos, editore del quotidiano, di bloccare l’endorsement a Kamal Harris. Dopo Robert Kagan, anche Michele Norris, editorialista dal 2019 e prima conduttrice nera della National Public Radio, ha lasciato la testata. (Primaonline)
Su altre testate
Donald Trump corteggia il pubblico maschile durante quella che viene considerata l'intervista forse più importante di questa campagna elettorale, un colloquio di tre ore con Joe Rogan, conduttore del podcast più popolare negli Stati Uniti. (il Giornale)
"Un paio di giorni fa Donald Trump&n… Era, perché si è dimesso. (L'HuffPost)
Per i quotidiani americani è una onorata tradizione. “L’endorsement,” il sostegno motivato a uno dei candidati (presidenziali e non solo) pubblicato prima delle elezioni è mansione canonica degli editorial board che gestiscono le pagine degli editoriali in autonomia dalle redazioni di cronaca (non esistono invece, ad esempio, i corsivi di prima pagina). (il manifesto)