I contestati arbitrataggi della scherma a Parigi 2024

Foto IMAGO / Xinhua La mattina dopo la finale di fioretto maschile individuale, sui social e sui giornali italiani è tutto un grandissimo caos. Anche chi ha osservato quell’ultimo assalto da spettatore poco o per nulla esperto di tecnica schermistica, ha avuto la sensazione che quella di Filippo Macchi – fiorettista pisano classe 2001 – non fosse stata solo una sconfitta sfortunata arrivata al culmine di una gara esemplare. (L'Ultimo Uomo)

La notizia riportata su altre testate

Ha tenuto testa a colui che veniva accreditato come il favorito, arrivato a Parigi con il titolo olimpico vinto a Tokio, dimostrando che con un arbitraggio diverso avrebbe vinto la medaglia d’oro. (gonews)

Poi si fa serio: «L'obiettivo era quello di stare in pedana il più possibile, di godermi ogni stoccata. Era la mia prima esperienza, il finale lascia sicuramente un po' di amaro in bocca. Sono contento di essere considerato il vincitore morale, ma avrei preferito esserlo sulla pedana». (Corriere TV)

Ma non era questa la medaglia che meritava. Durante queste Olimpiadi, troppo spesso gli arbitri stanno facendo pendere la bilancia del loro giudizio a sfavore degli atleti italiani non riconoscendone le giuste vittorie. (Quotidiano del Sud)

Olimpiadi, dopo la beffa Filippo Macchi spegne le polemiche: "Non ce l'ho con gli arbitri"

Padre della scherma jesina e tecnico della Nazionale protagonista di una serata molto difficile che ha visto Filippo Macchi soccombere in finale - a un passo dal traguardo - contro Ka Long Cheung (Hong Kong). (corriereadriatico.it)

bocca, però anche avendo perso ho tirato fino alla fine”. Il giorno dopo c’è più voglia di godersi l’argento anche se quell’oro se lo sognerà parecchio. Filippo Macchi si prende i giusti applausi a Casa Italia a Parigi dopo la discussa finale del fioretto (CremonaOggi)

L'atleta pisano: "Conosco entrambi gli arbitri, non mi viene da puntare il dito contro di loro e colpevolizzarli del mio mancato successo anche perché non porterebbe a nulla se non a crearmi un alibi" (il Giornale)