Su Open Arms "c'è un giudice a Berlino". A sinistra è l'occasione per pentirsi? No, per rilanciare l'odio contro "la via italiana"

L’ultimo disperato trucchetto delle opposizioni e dei commentatori di contorno è quello di rivoltare la morale della loro più cocente sconfitta, quella avvenuta pochi giorni fa sul processo Open Arms (ma sul tema migranti, vedrete, non sarà di certo l’ultima), nell’ennesimo attacco al governo e alla maggioranza. In soldoni l’assoluzione piena di Matteo Salvini – «perché il fatto non sussiste» – nel favoloso mondo del Nazareno, del gruppo Gedi e dei salotti televisivi dove sono “resistenti”, diventa motivo non per tornare mestamente sui propri passi, autocritica inclusa, ma per continuare a processare il centrodestra. (Secolo d'Italia)

Su altre fonti

Nonostante la chiusura della presidente del Consiglio Giorgia Meloni dalla Lapponia ("C'è un ottimo ministro dell'Interno, siamo contenti del suo lavoro"), il vicepremier continua a lasciare aperta la porta che lo ricondurrebbe al dicastero guidato dal 2018 al 2019. (la Repubblica)

Tuttavia, il nome di Piantedosi non è al riparo da ipotesi di cambiamento. Si riapre il dibattito tra Palazzo Chigi e via Bellerio sul futuro del ministero degli Interni. (ilmessaggero.it)

Dopo la sentenza di assoluzione per il caso Open Arms, si rincorrono le voci di un possibile ritorno del leader della Lega a capo del Ministero dell'Interno (LAPRESSE)

Il day after di Salvini in piazza per festeggiare il verdetto: «Giustizia, subito la riforma»

Le dichiarazioni di Roberto Saviano La sentenza Open Arms (Virgilio Notizie)

Il vicepremier e ministro Matteo Salvini durante in un punto stampa a Milano risponde a una domanda sul suo possibile ritorno al Viminale dopo l'assoluzione al processo Open Arms partendo di qui. Una possibilità che Meloni aveva escluso dalla Lapponia. (La Stampa)

Incassata, non senza un pizzico di sorpresa, la piena assoluzione, Matteo Salvini passa subito al contrattacco. (Corriere della Sera)