Meloni, il discorso sulle tre donne, il paradosso del nemico a destra e il difficile tentativo di reinventarsi pontiera tra Europa e Trump

Che paradosso: vince il leader su cui più aveva puntato nei lunghi anni vissuti da cespuglio politico, irrilevante e all’opposizione, e adesso che governa l’Italia non può neanche esultare per il trionfo di Donald Trump. Erano i tempi da trumpiana, ospite del Cpac, quando Giorgia Meloni sembrava una cosa sola con il popolo Maga, mentre Matteo Salvini a inseguire, pregando per una foto. Adesso no,… (la Repubblica)

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Ansa (Avvenire)

La recente vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane segna un ritorno che promette di avere ampie conseguenze sulla scena globale, influenzando dinamiche geopolitiche dall’Europa al Medio Oriente: quale sarà il ruolo dell’Italia in questo scacchiere internazionale? Quali rapporti con il nuovo presidente USA? Gli italiani sono soddisfatti o preoccupati? (lentepubblica.it)

Fosse solo una questione di affinità elettive, la premier avrebbe già da tempo schierato Palazzo Chigi, FdI e il governo dalla parte di Donald Trump. A destra, l’equilibrismo prudente di Giorgia Meloni tra i duellanti e il tifo sfegatato di Matteo Salvini per Trump. (Corriere Roma)

Che fine ha fatto lo zio d’America?

Eppure, l’attenzione che abbiamo prestato alla nottata elettorale americana, tra lunghe maratone televisive e dibattiti pubblici tra esperti, è paragonabile (se non superiore) a quella che siamo soliti riservare alle nostre elezioni Politiche ed Europee. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Ha dimostrato la sua abilità diplomatica passando nei primi di due anni di governo da leader misterioso estraneo al salotto buono dell’Occidente e perciò guardato con sospetto a kingmaker della nuova Europa, come l’ha definita la grande stampa internazionale. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

A “Giuseppi” Conte quell’amicizia non conviene, se vuole dirsi e e… Ma anche se i pentastellati sperassero in una opportunistica offensiva di pace a Kiev da parte di Trump, non è più il tempo dello zio d’America. (la Repubblica)