In un nuovo anno denso di rischi l’Ue è chiamata a un grande salto di qualità

Prima di tutto, desidero augurare ai lettori e alle lettrici della Newsletter ASviS un buon 2025. Sono auguri di cui avremo bisogno, visto che anche quello appena iniziato non appare un anno facile, come non lo è stato quello passato. Infatti, le guerre, le tensioni internazionali, le divisioni politiche, le difficoltà economiche e sociali, la crisi climatica non spariranno da sole soltanto perché abbiamo salutato il 2024 “anno bisesto, anno funesto”. (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile)

Ne parlano anche altre testate

Il 2025 che si sta avviando chiuderà un quarto di secolo che ha sconvolto la mappa mondiale e si apre con la speranza di tempi nuovi, invocati anche da un Giubileo declinato nel segno della speranza. (La Fedeltà)

La battaglia per la supremazia economica nel mondo (Mondadori 1992) con la previsione che l’Europa si preparasse a diventare il dominatore del XXI secolo, dopo la Gran Bretagna nel XIX e gli Usa nel XX secolo. (Il Sole 24 ORE)

Ognuno si auto proclama lo sbandieratore della pace e il paladino della democrazia e dei suoi valori, ma in realtà dietro la parvenza della sedicente filantropica attenzione verso il progresso dell’umanità si occultano biechi interessi economici e di potere geopolitico. (L'Opinione)

L’Europa deve prepararsi a un mondo Post Europeo, o meglio Post Unione Europea

Il fatto è che ci sono solo due modi, sufficientemente sperimentati, per organizzare politicamente un territorio occupato da popoli che hanno in comune importanti elementi culturali (la tradizione culturale che origina dalla Grecia classica, il diritto romano, l’evangelizzazione cristiana) ma solo alcuni interessi comuni, mentre per il resto sono divisi da storia, tradizione politica, lingua, costumi e, last but not least, interessi divergenti quando non contrastanti. (Start Magazine)

L’Unione europea (Ue) si trova a fronteggiare almeno tre minacce: conflitti sempre più profondi ai propri confini, essendo per giunta priva di un sistema comune di difesa e correndo il rischio di perdere l’abituale copertura statunitense; crescenti pressioni di flussi di rifugiati e migranti, non gestibili senza uno sforzo di solidarietà e progetti europei di inclusione e di formazione; un modello produttivo obsoleto, che non può affidarsi alle attuali tecnologie mature e al traino della domanda esterna in presenza di una competizione sempre più aspra fra Stati Uniti e Cina sulla frontiera tecnologica e dei dazi preannunciati dall’amministrazione Trump. (Il Sole 24 ORE)

Mentre Donald Trump si prepara a tornare trionfalmente alla Casa Bianca, gli alleati americani in Europa si svegliano di fronte a una realtà sgradevole. (Scenari Economici)