Panama e Groenlandia: le sfide di Trump alle vie della Seta e dell’Artico
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I vecchi saggi affermavano che esiste una grande differenza fra un pazzo e uno scemo. E forse anche i grandi esperti di geopolitica o i politologi tout court una riflessione sugli auguri di Buon Natale formulati da Donald Trump, ultimo Natale da non presidente degli Stati Uniti d’America, forse dovrebbero meditare e partorire valutazioni e riflessioni più approfondite. Lasciando da parte il Canada che pure avrebbe una sua logica economica, ancorchè una storia difficilmente conciliabile, il Canale di Panama e la Groenlandia meritano un approfondimento diverso ad esempio dal punto di vista commerciale e di quell’interscambio via mare che è diventato (o forse è sempre stato) la chiave di lettura per gli equilibri del pianeta. (Nicola Porro)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Natale è il periodo dello shopping anche per Donald Trump. Ma il presidente eletto degli Stati Uniti promette di fare acquisti in grande stile e progetta di mettere sotto l’abete della Casa Bianca o nella calza della Befana la Groenlandia, che vorrebbe far vendere dalla Danimarca agli Stati Uniti, il canale di Panama, che intenderebbe riportare sotto il controllo di Washington dopo un quarto di secolo di sovranità panamense, e perfino il Canada, che sarebbe orientato a trasformare nel 51° Stato dell’Unione con modalità che The Donald non ha provato neppure a ipotizzare. (FIRSTonline)