Ue, serve una politica fiscale comune per non soccombere ai dazi di Trump
Adjunct Professor Luiss Business School E’ da molto tempo che la fiscalità costituisce una palla al piede per lo sviluppo dell’Europa. Ora, con l’elezione di Trump, i nodi stanno venendo definitivamente al pettine. E’ infatti molto probabile che la prossima amministrazione americana metterà in difficoltà l’Europa anche sul piano fiscale. Due saranno gli ambiti principali. Il primo è l’abbandon… (la Repubblica)
Se ne è parlato anche su altri media
E non solo per la minaccia di applicare dazi sulle importazioni negli Stati Uniti anche dei prodotti europei, come accadde peraltro nel corso della prima presidenza del candidato repubblicano che ha trionfato il 5 novembre. (Corriere della Sera)
E non solo perché poi ne risente l’export — aspetto non secondario per l’economia bresciana — ma anche perché il rischio è che un dazio tiri l’altro, che poi ritorni un po’ di inflazione e che quindi la politica dei tassi d’interesse interrompa o rallenti il cammino dei ribassi. (brescia.corriere.it)
PL’Europa sta facendo i conti con l’America di Trump. Infatti, durante la sua campagna elettorale l’attuale Presidente degli Stati Uniti ha prospettato il ricorso ai dazi verso l’Europa. Alcune delle economie europee sono più esposte rispetto alle altre. (Finance CuE)
Cosa può fare l’Europa contro i dazi di Trump? Secondo Trump, l'Unione europea è una "mini-Cina". Come potrà reggere l’Ue ai dazi del presidente eletto? L'analisi di Sergio Giraldo tratta dalla newsletter Out. (Start Magazine)
Si può parlare fondatamente di rischio di una fase di guerre commerciali, a motivo delle preannunciate politiche di quella che viene già chiamata la “trumpeconomics”? E' ancora troppo presto per dirlo, ma diversi presupposti cominciano a delinearsi. (ilmessaggero.it)
Un interessante articolo pubblicato sull’ultimo numero del celebre mensile “Decanter” sottolinea che nel Paese si respira un clima di profonda incertezza per quanto riguarda le decisioni che potrebbero essere prese e che “molte aziende vinicole e coltivatori statunitensi si stanno preparando ad importanti cambiamenti”. (Agenzia askanews)