Guerra in Siria, gli studenti della Sapienza mobilitati per i civili in fuga e la comunità curda

Il conflitto in Siria entra alla Sapienza. L’assemblea pubblica, che si svolgerà il 12 dicembre alle ore 17 presso l'Aula Majorana della Facoltà di Fisica, è stata organizzata dalle realtà studentesche su Rojava e la nuova Siria. La paura è che la comunità curda possa subire massacri da parte delle milizie jihadiste che hanno conquistato Damasco. L’iniziativa all’università raccoglie l’appello lanciato dalla Rete Kurdistan romana. (Repubblica Roma)

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Nel corso della guerra si sono sviluppate in Siria due realtà diverse e opposte: l’insurrezione teocratica, promossa dalle formazioni islamiste che hanno schiacciato la gioventù democratica presente nelle prime rivolte, e la rivoluzione confederale giunta dal Rojava, che ha costruito istituzioni politiche, economiche e di genere di carattere radicalmente trasformativo. (il manifesto)

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Mentre le foto satellitari sembrano mostrare la smobilitazione delle forze russe dalle basi militari in Siria e le milizie che hanno cacciato Bashar al Assad mostrano al mondo, oltre alle prigioni delle torture, anche le fabbriche della droga di regime che costituiva larga parte del bilancio dello Stato, il leader degli ex ribelli Hayat Tahrir al-Sham (Hts) – ora padroni del Paese – chiariva una volta di più quale futuro immagina per la Siria. (Open)

Ricordiamoci di Rojava!

Martedì il comandante generale delle Forze della Siria Democratica (Sdf) Mazloum Abdi ha annunciato il raggiungimento di un cessate il fuoco nella regione di Manbij e il ritiro delle truppe in direzione di Kobane. (il manifesto)

Mentre dagli USA all’Europa politici e media accolgono i nuovi padroni di Damasco come eroi democratici, “ex terroristi e “jihadisti moderati”, il leader di Hayat Tahrir al Sham (HTS) Abu Mohammad al-Jolani, ha pronunciato il primo discorso da “uomo forte” di Damasco all’antica grande Moschea degli Omayyaddi, dinastia il cui Califfato fece da “modello” per l’ISIS. Al-Jolani del resto si muove bene tra i simboli e i dogmi jihadisti di al-Qaeda e ISIS, organizzazioni presso le quali ha militari fin da dopo l’invasione anglo-americana dell’Iraq in cui combatteva gli statunitensi al fianco di Abu Musaib al-Zarqawi, leader di al-Qaeda in Mesopotamia. (Analisi Difesa)

E se fosse proprio in questo nome, che si trova assolutamente a stento nelle cronache che in questi giorni sono impegnate a fornire le più diverse letture degli scenari del Medio Oriente, che occorre cercare una delle chiavi di lettura più di fondo di quanto sta succedendo? (Volere la luna)