Niente tregua, scambio di accuse tra Israele e Hamas
In una delle campagne più punitive degli ultimi 14 mesi, le forze israeliane hanno colpito nel nord della striscia di Gaza, intorno a tre ospedali a Beit Lahiya, Beit Hanoun e Jabalia, sulla linea di confine. I palestinesi affermano che Israele sta cercando di spopolare la zona per creare una sorta di fascia di sicurezza. Israele nega l’accusa e afferma di avere invitato i civili ad abbandonare il teatro delle operazioni “per la loro sicurezza”. (RSI Radiotelevisione svizzera)
Su altre testate
Lo riferisce la tv pubblica israeliana Kan, ripresa anche da Times of Israel. Israele non ha ancora ricevuto da Hamas la lista degli ostaggi vivi e morti che dovrebbero essere rilasciati nella prima fase di un eventuale accordo per il cessate il fuoco. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
"L'occupazione (israeliana) ha imposto nuove condizioni, riguardanti il ritiro (delle truppe israeliane), il cessate il fuoco, i prigionieri e il ritorno degli sfollati, che hanno rinviato la conclusione di un accordo", ha affermato Hamas in una nota. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Un accordo sugli ostaggi è da raggiungere “con tutti i mezzi”, ha detto il capo dello stato appellandosi alle parti in conflitto: “Chiedo ai nostri leader di agire con tutte le loro forze e con tutti i mezzi a loro disposizione per raggiungere un accordo”. (Il Fatto Quotidiano)
Il funzionario afferma che il gruppo terroristico sarà in una posizione migliore per fornire informazioni sugli ostaggi una volta iniziato il cessate il fuoco e quando la comunicazione a Gaza diventerà più facile. (Secolo d'Italia)
E' l'accusa di Hamas, come riportano le tv satellitari arabe. Secondo il movimento, a Doha vanno avanti i negoziati indiretti "per un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri", ma Israele "ha imposto nuove … (L'HuffPost)
Hamas accusa Israele di aver imposto nuove condizioni che hanno ritardato un accordo per la tregua a Gaza e la liberazione degli ostaggi. “I negoziati per il cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri procedono seriamente a Doha, con la mediazione del Qatar e dell’Egitto. (LAPRESSE)