Il direttore di Al Jazeera dopo il raid nella sua redazione a Ramallah: «Per Netanyahu siamo una minaccia. Noi unici a Gaza: i media internazionali protestino»

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Corriere della Sera ESTERI

Dice che quando vedi un gruppo di militari con il volto coperto, armati fino ai denti, entrare nelle stanze della tua redazione «è devastante». Nonostante tutt’intorno agli uffici di Al Jazeera, a Ramallah, ci sia la guerra, «l’irruzione del conflitto nel tuo giornale ti sconvolge. Le redazioni non sono fronti, prime linee, campi di battaglia», commenta da Doha Mohamed Moawad, direttore della principale rete televisiva satellitare del Medio Oriente (Corriere della Sera)

Su altre testate

Mesi dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre e l’invasione di Gaza, l’ha anche oscurata all’interno dei suoi confini. Ma mentre è ormai alle stelle la tensione col Libano e i miliziani di Hezbollah, lo ‘Stato ebraico’ si accanisce di nuovo contro il giornalismo, ancora contro i reporter di Al Jazeera, quelli più impegnati, tra le emittenti mainstream, a raccontare le violazioni commesse dalle Forze di Difesa Israeliane (Idf) ai danni della popolazione palestinese. (Il Fatto Quotidiano)

I rapporti tra Israele e Al Jazeera sono sempre più ai ferri corti. Dopo averne votato la la chiusura delle attività nel paese, accusando l’emittente qatariota di essere il ‘megafono’ di Hamas, domenica 22 settembre i militari dell’esercito israeliano hanno fatto irruzione nella sede di Ramallah di Al Jazeera, in Cisgiordania. (Primaonline)

C’è una guerra nella guerra che si combatte sulla pelle del popolo palestinese. Oltre 120 reporter sterminati, la sede di Al Jazeera chiusa nella West Bank, i media … (Il Fatto Quotidiano)

Questa mattina l'esercito israeliano ha fatto irruzione negli studi dell'emittente e ordinato la chiusura delle attività per almeno 45 giorni Israele ancora contro Al Jazeera, chiusa la sede di Ramallah (Dire)

E il perché temiamo di saperlo. Chiudere l’ufficio di corrisponrenza di un’emittente come Al Jazeera in quel di Ramallah (si dice per quarantacinque giorni ma vallo a sapere!) costituisce un salto di qualità nell’azione repressiva dell’esercito israeliano. (articolo21)

“La guerra con Israele è già in corso, con 600 persone uccise in Libano dall’8 ottobre dell’anno scorso, molti feriti, interi villaggi ridotti in macerie nel sud. Matthieu Karam ci risponde da Beirut, dove è caporedattore del quotidiano … (Il Fatto Quotidiano)