Non solo la lettera di Zuckerberg: ormai smascherata la macchina della censura
La notizia c’è, anche se avrete faticato a trovarla ieri sui giornali e nelle rassegne stampa ufficiali. Ma non avrà sorpreso più di tanto i lettori più fedeli di Atlantico Quotidiano. Non è la prima volta infatti che il fondatore di Facebook e Meta Mark Zuckerberg ammette che i suoi social si sono prestati a censurare utenti e contenuti su indicazione di agenzie governative Usa. E Atlantico è stato uno dei pochi a riportarlo puntualmente. (Nicola Porro)
Se ne è parlato anche su altre testate
Non che il sospetto non ci avesse colto nel corso degli anni, ma ora che il numero uno di Meta ha preso carta e penna per scrivere una lettera al Parlamento statunitense ammettendo di aver subìto pressioni da parte di Joe Biden e della Casa Bianca per «censurare» su Facebook e Meta la circolazione di alcune notizie, beh, forse vale la pena fare qualche riflessione. (il Giornale)
La Casa Bianca non ha smentito questo anzi ha dichiarato di ‘averlo fatto per il bene della Nazione, erano azioni responsabili per proteggere la salute e la sicurezza pubblica’. (Radio Radio)
Queste pressioni si sarebbero intensificate soprattutto durante i momenti critici della pandemia, quando la preoccupazione per la disinformazione era ai massimi livelli. (Radio Radio)
E ha aperto un ampio (Inside Over)
Continua l'eco delle rivelazioni boom di Mark Zuckerberg fondatore di Facebook sulle pressioni esercitate da Joe Biden ai tempi del covid. (Secolo d'Italia)
Zuckerberg ha fatto riferimento a vere e proprie pressioni subite affinché, in piena pandemia di coronavirus, “censurasse alcuni contenuti relativi al Covid-19” condivisi su Facebook e Instagram. Lo ha ammesso il ceo di Meta in una lettera inviata al repubblicano Jim Jordan, a capo del Comitato giudiziario della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. (L'Opinione delle Libertà)