Washington Post, lettori in fuga per il mancato endorsement ma Bezos non arretra: “Una scelta di principio”
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NEW YORK – Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post, ha difeso la decisione di non schierare per la prima volta il giornale della capitale con uno dei candidati presidenziali, a pochi giorni dal voto. Bezos lo ha fatto con un intervento pubblicato sul sito del Post, in cui ha spiegato la scelta con la volontà di riportare credibilità e contrastare le visioni di parte. Ba… (la Repubblica)
Ne parlano anche altri giornali
Domenico Maceri La decisione del Washington Post di non esprimere un endorsement a Kamala Harris o a un candidato per la campagna presidenziale 2024 ha sollevato aspre critiche all’interno del giornale. (Ultima Voce)
Il motto che dal 2017 (“Democracy dies in darkness”) accompagna la testata del Washington Post è una sorta di memento mori che non riguarda solo la stampa libera, bensì quale idea di società vogliamo mettere in pratica. (Esquire Italia)
Ma Jeff Bezos, mister Amazon, il secondo uomo più ricco del pianeta (dopo Elon Musk) con un patrimonio personale stimato in circa 205 miliardi di dollari, in qualche modo sta pagando la sua scelta di essere pavido. (il Giornale)
Di Domenico Maceri – (Notizie Geopolitiche)
Una notizia bomba nell'ambiente politico, ma anche nel mercato dell'informazione e oggi si sostanzia in perdite concrete: nel periodo di riferimento tra il 25 ottobre (data del mancato endorsement) e il 29 ottobre, gli account social del Post hanno perso 28mila follower, mentre il sito web in un solo giorno è sceso da 4,9 milioni a 3,9 milioni di accessi, come sottolinea l'agenzia Arcadia. (RaiNews)
Per i democratici è inconcepibile che il The Washington Post, il giornale liberal per eccellenza, la testata che ha scatenato il Watergate, possa per la prima volta dopo ben trentasei anni non esprimere un endorsement per il candidato dem. (Il Riformista)