Scioperi, in Germania il sindacato tutela i lavoratori: in Italia li ostacola per far la guerra al governo

Si preannuncia un “dicembre caldo” di scioperi. In Germania come in Italia. Con una differenza non da poco, che la dice lunga su tante cose. A Berlino è il potente sindacato dei metalmeccanici Ig Metall che è pronto a sospendere il lavoro ad oltranza per opporsi alle migliaia di tagli previsti dal gruppo Wolkswagen, con la chiusura di ben tre stabilimenti nel Paese. È il risultato di scelte scellerate del management, allineatosi acriticamente all’agenda globalista e green degli ultimi anni. (Liberoquotidiano.it)

La notizia riportata su altre testate

Lo stesso vale anche per lo stabilimento di Hanover, la cui forza lavoro è di 14.000 persone, e per altre fabbriche di auto e componenti. Secondo quanto riporta Reuters, allo stop delle linee produttive faranno seguito manifestazioni di massa, a cominciare dal quartier generale di Wolfsburg, dove dovrebbero protestare migliaia di dipendenti. (Automoto.it)

L’iniziativa organizzata da quest’ultima costituisce una risposta diretta alle misure annunciate dalla compagnia per il contenimento dei costi, che comprendono tagli salariali, chiusure di stabilimenti e decine di migliaia di licenziamenti. (Virgilio)

La decisione arriva al termine del periodo di dialogo sociale obbligatorio per 120.000 dipendenti del marchio in Germania. (Tom's Hardware Italia)

Volkswagen, sciopero ad oltranza: 120 mila lavoratori contro tagli e chisure di stabilimenti

In ballo la chiusura di tre fabbriche e migliaia di licenziamenti. Il sindacato IG Metall promette «una battaglia mai vista», mentre il colosso dell’auto cerca di arrivare a una soluzione condivisa (Milano Finanza)

Volkswagen è entrata in una crisi senza fine, ecco perché Nessuno può dire cosa succederà ora a Volkswagen. (Start Magazine)

Volkswagen in sciopero ad oltranza. Tutti i dipendenti del principale produttore automobilistico europeo sono stati infatti chiamati a sospendere il lavoro ad oltranza a partire da oggi per opporsi alle migliaia di tagli di posti previsti dal gruppo. (La Stampa)