Green Deal, l’appello di 50 aziende per mantenere il divieto di auto a benzina dal 2035: «Abbiamo già fatto molti investimenti»

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Proprio mentre il governo italiano si candida a guidare la battaglia per la revisione del Green Deal europeo, c’è chi spinge in direzione opposta e chiede che non ci sia nessun passo indietro rispetto alle politiche approvate negli ultimi anni. A lanciare un accorato appello in difesa delle politiche verdi di Bruxelles è un gruppo di cinquanta aziende e produttori di auto, tra cui spiccano Uber, Tesco, Volvo e Ikea (Open)

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"Sull'auto elettrica occorre più tempo, non si è pronti per un passaggio alle condizioni fissate dalla Ue". Lo ha dichiarato il presidente di Confindustria Emanuele Orsini a Bruxelles, chiedendo di anticipare la valutazione sullo stato del settore in relazione alle norme europee che prevedono nel 2035 lo stop della nuova produzione di auto a benzina e diesel. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

"Pensiamo che questo orientamento di affrontare nel 2026 la discussione vada anticipato, proprio per allontanare il rischio che intere filiere industriali e produttive cadano a pezzi" ha detto parlando dell'industria automobilistica e di Stellantis. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

"Siamo assolutamente d'accordo e amo questo grido d'allarme del presidente di Confindustria Orsini quando, giustamente, segnala che abbiamo davanti a noi scadenze molto ravvicinate: bisogna allontanare questo stop ai motori endotermici, fissato al 2035, dobbiamo guadagnare più tempo per accompagnare la transizione attraverso nuove politiche industriali e un rilancio degli investimenti". (il Dolomiti)

Il mercato delle auto elettriche in Italia, nonostante una crescita nel mese di settembre, è decisamente indietro rispetto ad altri Paesi come la Norvegia, dove la percentuale dei veicoli a zero emissioni venduti lo stesso mese raggiunge il 96,4 percento. (ClubAlfa.it)

Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, in conferenza stampa a Bruxelles. "Al centro dobbiamo porre come principio la neutralità tecnologica, perché se lo perdiamo diventa difficile declinarlo ad altri settori" come "la ceramica o la nautica", ha spiegato Orsini, evidenziando l'importanza per l'Europa di agire con "responsabilità sociale" che "deve andare di pari passo all'industria e alle posizioni geopolitiche degli altri Stati". (L'Eco di Bergamo)

"impatterà tantissimo. E questo impatto genera il fatto che comunque siano fuori mercato, in confronto a paesi come l'India che invece sta inondando l'Europa con prodotti a un prezzo bassissimo che ovviamente non hanno queste regolamentazioni". (Tiscali Notizie)