Quel dico e non dico nella lettera di Mark Zuckerberg al Congresso Usa

Ultim'ora news 28 agosto ore 20 Mark Zuckerberg ha inviato una lettera di mea culpa lunedì 26 all’House Judiciary Chairman del Congresso, Jim Jordan, ammettendo che Meta, la società che possiede Facebook, ha sbagliato ad acconsentire alle pressioni del governo per la censura. Ma è importante esaminare attentamente ciò che la lettera dice e ciò che non dice. Da un lato, Zuckerberg ammette ciò che ormai è ovvio: che c'è stata molta pressione da parte del governo per la censura: «Alti funzionari dell'amministrazione Biden, compresa la Casa Bianca, hanno ripetutamente fatto pressioni sui nostri team per mesi per censurare alcuni contenuti Covid-19, tra cui umorismo e satira, e hanno espresso molta frustrazione nei confronti dei nostri team quando non eravamo d'accordo». (Milano Finanza)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Queste pressioni si sarebbero intensificate soprattutto durante i momenti critici della pandemia, quando la preoccupazione per la disinformazione era ai massimi livelli. (Radio Radio)

Non che il sospetto non ci avesse colto nel corso degli anni, ma ora che il numero uno di Meta ha preso carta e penna per scrivere una lettera al Parlamento statunitense ammettendo di aver subìto pressioni da parte di Joe Biden e della Casa Bianca per «censurare» su Facebook e Meta la circolazione di alcune notizie, beh, forse vale la pena fare qualche riflessione. (il Giornale)

La Casa Bianca non ha smentito questo anzi ha dichiarato di ‘averlo fatto per il bene della Nazione, erano azioni responsabili per proteggere la salute e la sicurezza pubblica’. (Radio Radio)

Mark Zuckerberg si è detto “rammaricato” per aver assecondato le richieste di censura della Casa Bianca sul Covid. Lo ha ammesso il ceo di Meta in una lettera inviata al repubblicano Jim Jordan, a capo del Comitato giudiziario della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. (L'Opinione delle Libertà)

L'uscita a sorpresa di Mark Zuckerberg, Ceo di Meta e creatore di Facebook, sul fatto che le sue piattaforme social hanno censurato contenuti sensibili e potenzialmente fuorvianti sul Covid-19 su richiesta dell'amministrazione di Joe Biden e della vice e candidata democratica alle presidenziali di novembre Kamala Harris, ha fatto discutere negli Usa e non solo. (Inside Over)

Non è la prima volta infatti che il fondatore di Facebook e Meta Mark Zuckerberg ammette che i suoi social si sono prestati a censurare utenti e contenuti su indicazione di agenzie governative Usa. La notizia c’è, anche se avrete faticato a trovarla ieri sui giornali e nelle rassegne stampa ufficiali. (Nicola Porro)