Omicidio di Garlasco: Garofano e la questione del Dna
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A distanza di 18 anni dal delitto di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco, in provincia di Pavia, le nuove indagini si scontrano con un muro di difficoltà logistiche e tecniche. Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e consulente della difesa di Andrea Sempio, torna a far sentire la sua voce, ribadendo quanto già affermato nel 2016: le tracce di Dna rinvenute sotto le unghie della vittima non sarebbero sufficienti per un’identificazione certa. «Le tracce sono sempre quelle», ha dichiarato Garofano in un’intervista a Repubblica, sottolineando come, a suo parere, nulla sia cambiato rispetto alle conclusioni delle prime indagini.
Il caso, riaperto dopo anni di silenzio, si trova ora a dover fare i conti con la scomparsa di numerosi reperti, tra cui il pigiama rosa indossato da Chiara al momento dell’omicidio. Fonti investigative confermano che molti degli oggetti sequestrati durante le prime indagini sono stati distrutti o smaltiti nel 2022, una pratica non insolita dopo una sentenza definitiva e trascorsi diversi anni, spesso dettata da esigenze di spazio. Tra i reperti mancanti figura anche la tastiera del computer utilizzata da Sempio, il cui Dna, già confrontato con quello trovato sulle unghie della vittima, sarà ora analizzato in relazione ad altre tracce raccolte dai Ris nel 2007.
Garofano, che già nel corso delle prime indagini aveva sostenuto l’inadeguatezza delle prove genetiche, non ha dubbi: «Quel Dna non basta per accusare Sempio». Le sue parole, tuttavia, non sembrano placare l’interesse delle autorità, che continuano a cercare nuovi elementi per far luce su un caso che, nonostante il tempo trascorso, continua a suscitare interrogativi.
La distruzione dei reperti, sebbene giustificata da ragioni pratiche, rappresenta un ostacolo non indifferente per le nuove indagini. La tastiera del pc, ad esempio, avrebbe potuto fornire ulteriori elementi di confronto, ma la sua assenza rende più complesso il lavoro degli investigatori. Intanto, il Dna di Sempio rimane al centro dell’attenzione, anche se Garofano insiste nel sostenere che le tracce genetiche non siano sufficienti per un’identificazione certa.