Milan, una stagione da dimenticare: numeri e responsabilità di un fallimento annunciato

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Il Milan, storico gigante del calcio italiano, sta vivendo una delle sue annate più buie degli ultimi anni. Con 41 punti raccolti in 27 giornate di Serie A, i rossoneri si trovano in una posizione che non lascia spazio a interpretazioni: è la peggior stagione dal 2019/2020, quando, sotto la guida prima di Marco Giampaolo e poi di Stefano Pioli, il club aveva totalizzato 39 punti nello stesso arco di tempo. Un confronto che, se da un lato evidenzia una lieve differenza numerica, dall’altro svela un trend preoccupante, fatto di incertezze, errori e risultati deludenti.

I numeri, come spesso accade, raccontano una storia impietosa. Undici vittorie, otto pareggi e altrettante sconfitte, con 39 gol segnati e 30 subiti, delineano un’immagine lontana anni luce da quella di un club che, solo due stagioni fa, si è aggiudicato lo scudetto. La terza sconfitta consecutiva, in particolare, ha ulteriormente aggravato la situazione, abbassando la media-punti di Sérgio Conceição a 1,40 per partita. Un dato che, seppur non catastrofico, è lontano dalle aspettative di una squadra che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto lottare per posizioni di vertice.

La Gazzetta dello Sport, in edicola oggi, ha sottolineato come il Milan 2024-2025 stia sfiorando o superando record negativi che i tifosi speravano fossero relegati al passato. Eppure, la realtà è questa: il Diavolo è nono in classifica, fuori dalla Champions League, e nonostante la semifinale di Coppa Italia e la Supercoppa Italiana vinta, il bilancio complessivo è fallimentare. Un paradosso, considerando che il club vanta il terzo monte ingaggi del campionato e i ricavi organici più alti d’Italia, escludendo le plusvalenze.

Ma a chi va la colpa di questo disastro? La domanda, inevitabile, divide l’opinione pubblica. C’è chi punta il dito contro la proprietà, accusata di scelte poco lungimiranti e di una gestione finanziaria non sempre trasparente. Altri incolpano la dirigenza, ritenuta responsabile di errori nel mercato e nella scelta degli allenatori. Non mancano poi coloro che criticano la squadra, giudicata poco combattiva e priva di quell’orgoglio che da sempre contraddistingue i colori rossoneri.

In realtà, come spesso accade in situazioni di questo tipo, le responsabilità sono diffuse. Proprietà, dirigenza, allenatori e calciatori sono tutti collegati da un filo che parte da lontano, intrecciando scelte tecniche, strategiche e finanziarie. Un circolo vizioso che ha portato il Milan in una spirale negativa, dalla quale sembra difficile uscire.

Intanto, il tifo, organizzato e non, è in piena contestazione. Cori, striscioni e proteste sono ormai all’ordine del giorno a San Siro, segno di una frattura sempre più profonda tra la squadra e il suo pubblico. Un clima pesante, che rischia di influenzare ulteriormente le prestazioni in campo e di rendere ancora più complicato il percorso verso una risalita.