Avellino, il terremoto dell'80. Parla l'ex portiere Tacconi: «Fu una lezione senza tempo»
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«Da quella domenica sera, il 23 novembre non è mai stato più un giorno come gli altri. Faccio fatica a credere che siano passati quarantaquattro anni. Voglio che il mio abbraccio arrivi forte a tutta l’Irpinia». Stefano Tacconi è un guerriero. Con il sostegno della sua famiglia si sta riprendendo la vita che un aneurisma cerebrale ha rischiato di portargli via in un altro maledetto 23 del mese su un calendario: quello dell’aprile 2022. (ilmattino.it)
La notizia riportata su altre testate
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, insieme al collega Musumeci, questa mattina è stato presente a Sant'Angelo dei Lombardi per esprimere la solidarietà del Governo all’intero territorio dell’Irpinia, che ancora vive il ricordo indelebile del devastante terremoto del 23 novembre 1980. (Ottopagine)
A loro va il nostro commosso ricordo". Un tragico giorno in cui migliaia di persone persero la vita. (Corriere Delle Alpi)
Alle 19:34,52 una scossa di terremoto di 6.9 della scala Richter sventrò l’Irpinia, ne capovolse le convinzioni, il destino, le speranze. Un lasso di tempo sufficiente per cambiare le sorti di un popolo, di un territorio. (Orticalab)
I sopravvissuti al terremoto del 23 Novembre 1980 ancora oggi piangono le 77 vittime, 65 delle quali bambini che alle ore 19:34 quando la terra tremò per un minuto e 20 secondi, si trovavano nella chiesa di S. Maria Assunta, che crollò interamente. (Potenza News )
"Oggi insieme al collega Musumeci sarò a Sant'Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, per portare la vicinanza del Governo a tutta la comunità dell’Irpinia ancora segnata nel cuore dall’indelebile ferita provocata dal terremoto che 44 anni fa colpì questo straordinario… pic. (AGI - Agenzia Italia)
"Il mio timore è che anche la tragedia del terremoto dell'Irpinia non abbia insegnato a sufficienza: ho il dovere di dire che abbiamo bisogno di convincerci che soltanto con la prevenzione si possono non evitare le tragedie, ma mitigarne gli effetti, è un limite culturale del quale dobbiamo liberarci". (La Nuova Venezia)