MEDIO ORIENTE – A Pechino rispunta l’Olp con Hamas dentro. Israele non ci sta

A Pechino e ad Abu Dhabi si sono tenuti di recente due incontri molto diversi sul destino di Gaza. Nella capitale cinese 14 fazioni palestinesi, tra cui gli storici rivali Hamas e Fatah, hanno siglato un accordo di riconciliazione. Un’intesa per «porre fine alla divisione e rafforzare l’unità palestinese», ha dichiarato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi. Secondo il ministro, l’accordo definisce «l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) come unico rappresentante legittimo di tutto il popolo palestinese». (Moked)

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Se la diplomazia americana non è ancora riuscita, nonostante gli immensi sforzi delle ultime settimane, ad arrivare ad un accordo per il cessate il fuoco a Gaza, la diplomazia cinese ha raggiunto quella che è sicuramente un’impresa diplomatica, soprattutto per il significato simbolico che si porta dietro: un’intesa siglata tra Hamas e le altre fazioni palestinesi, tra cui Fatah, per l’istituzione di un governo di riconciliazione nazionale ad interim a Gaza, nella fase successiva alla guerra. (L'HuffPost)

Hamas, Fatah e altre 12 fazioni palestinesi hanno firmato a Pechino un accordo che getta le basi per la formazione di un governo ad interim di riconciliazione nazionale a Gaza nel dopoguerra. (la Repubblica)

A Pechino riunione delle organizzazioni palestinesi. Firmata una dichiarazione comune

Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Matthew Miller, ha affermato ieri 23 luglio 2024 che il Movimento di resistenza islamica Hamas non potrà avere alcun ruolo nel governo della Striscia di Gaza dopo la fine della guerra con Israele. (Il Giornale d'Italia)

La dichiarazione ha affermato che i gruppi palestinesi “hanno concordato sul raggiungimento di un’unità nazionale completa che includa tutte le fazioni palestinesi nell’ambito dell’OLP, e sull’impegno per la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale, in conformità con le risoluzioni delle Nazioni Unite e garantendo il diritto al ritorno come previsto dalla risoluzione 194”. (Contropiano)