Prima regola del patriarcato: non si parla del patriarcato

È come in Fight Club: la prima regola del patriarcato è «non si parla del patriarcato». Il patriarcato prospera meglio se tutti pensano che non esista, e chi ne trae vantaggio può continuare a farlo indisturbato. Per questo non c'è da stupirsi che il ministro Valditara, proprio in occasione della presentazione alla Camera dei Deputati della fondazione dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin, ci abbia tenuto a specificare che il patriarcato è finito da un pezzo. (Cosmopolitan)

Ne parlano anche altre testate

Nella testa bacata di qualche devotissima del verbo di murgiana memoria, l’Italia sarebbe la Patria del masculo padrone a cui la compagna devota dovrebbe obbedire silente. Una specie di Kunta Kinte con il grembiule in un campo di cotone (l’ambiente domestico) che, con una scopa nel culo e i guanti di lattice spazza a terra e lava piatti e biancheria. (Il Giornale d'Italia)

La deputata di Noi Moderati: "Fenomeno che affonda le sue radici nella cultura del possesso" (LAPRESSE)

"Tra queste, i dati evidenziano un’incidenza significativa legata all’immigrazione illegale di massa, un fenomeno che l’Italia continuerà a contrastare. (la Repubblica)

Valditara inopportuno, ma metterlo in croce per le sue parole sulla violenza è ipocrisia da politically correct

"Il patriarcato non esisterebbe più, dunque, e le violenze sessuali sarebbero legate a forme di degrado che discendono dall’immigrazione illegale - il commento di Annalisa Colombo, segretaria provinciale della Cgil di Bergamo e responsabile dell’Ufficio Migranti del sindacato di via Garibaldi -. (BergamoNews.it)

E rivendica anche le scelte elettorali anche se “dispiaciuta del risultato” in particolare in Umbria. La presidente del Consiglio – durante un punto stampa a Rio de Janeiro dove partecipa al G20 – spazia dalla politica interna a quella estera e fa quadrato intorno ai membri del suo esecutivo. (Il Fatto Quotidiano)

Uno che, dopo lo strazio di aver perso in quel modo la figlia Giulia, non ha trasformato il proprio dolore in odio, rancore e vendetta, e neanche in richiesta all’assistenza dello Stato. Un errore sicuramente lo ha compiuto, il ministro Giuseppe Valditara, quello di non esser andato di persona a stringere la mano a Gino Cecchettin, per dirsi onorato di poter dialogare con una tale persona. (Il Dubbio)