La Siria è alla resa dei conti: attacchi tra fazioni e proteste, coprifuoco a Homs. La convivenza da ricostruire tra cristiani, sunniti e alawiti

Le città e le campagne della costa siriana sanguinano. L’ultimo a morire è stato un miliziano dell’esercito fedele al nuovo governo insediato a Damasco, ucciso in un agguato al confine fra Siria e Libano, al varco di Dabousieh. Il soldato, insieme alla brigata di stanza nel villaggio di Talkalakh, stava conducendo una operazione di controllo del confine quando uomini armati hanno aperto il fuoco. Sul terreno sono rimasti Sami Bakir, giovane miliziano originario della cittadina, e quattro feriti. (Il Fatto Quotidiano)

Ne parlano anche altre testate

In diverse città è scoppiato il malcontento dopo che sui social si è diffuso un filmato che mostrerebbe un attacco a un luogo sacro della minoranza alawita ad Aleppo. Si registrano disordini a Tartous, Jableh, Latakia, Homs e Banias. (Sky Tg24 )

Queste manifestazioni sono le prime dal rovesciamento di Assad. (RSI Radiotelevisione svizzera)

L'operazione aveva l'obiettivo di "ripristinare la sicurezza, la stabilità e la pace civile" nella regione e ha "neutralizzato un certo numero" di combattenti. (il Giornale)

Siria, scontri tra forze di sicurezza e gruppi pro-Assad nell’ovest. Ong: “Almeno 17 morti”. L’Iran: “Rivive la resistenza contro i malvagi”

L'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdu) ha riferito che 9 persone sono state uccise negli scontri scoppiati tra uomini armati e le forze di sicurezza che cercavano di arrestare un alto funzionario del governo deposto di Bashar Assad. (Corriere del Ticino)

Il Natale non rende tutti più buoni: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, rivolgendosi in Parlamento ai deputati del suo partito Akp, ha detto che le unità di difesa curde nel nord della Siria devono disarmarsi subito «oppure saranno sepolte in terra siriana accanto alle loro armi». (il manifesto)

Il dopo-Assad è appena cominciato. Le manifestazioni della minoranza alawita, esplose dopo un video sui social network che mostrava un attacco a uno dei loro santuari, hanno incendiato le città costiere di Tartus, Jableh e Latakia, dove è molto radicata la comunità da cui proviene il deposto presidente Bashar al-Assad. (Il Fatto Quotidiano)