Giustizia, Tajani fa saltare il decreto: “Contiamo di più”

Raccontano che domenica sera, appena uscito da casa di Giorgia Meloni al Torrino, abbia esclamato: “Non possono umiliarci così, forse non hanno capito che ormai siamo la seconda forza politica della maggioranza”. Era furioso, Antonio Tajani. Al vertice sulla manovra è entrato gladiatore, ne è uscito agnellino. Nessun ampliamento del taglio Irpef (tutto dipenderà dai … (Il Fatto Quotidiano)

Se ne è parlato anche su altre testate

Dalla riunione del governo Meloni che si è tenuta questo pomeriggio a Palazzo Chigi doveva infatti arrivare la norma su una nuova tipologia di illecito disciplinari per le toghe a causa delle " gravi ragioni di convenienza ", inglobata all'interno del cosiddetto dl cyber, il quale però non è stato licenziato nella giornata odierna. (il Giornale)

La “convenienza” per chiudere la bocca ai giudici Il nuovo (e già contestato) Decreto Giustizia doveva arrivare ieri in Consiglio dei Ministri, ma l’assenza dei ministri di Forza Italia lo ha fatto slittare. (LA NOTIZIA)

Il Consiglio dei ministri alla fine approva soltanto il disegno di legge sulla valorizzazione della risorsa mare e un decreto legislativo sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Slitta il decreto giustizia. I giudici infuriati lo stesso

Nei giorni scorsi si sono sollevate molte polemiche su un provvedimento del governo che dovrebbe riaffermare un principio: il fatto che un magistrato dovrebbe astenersi, cioè ritirarsi da un processo, quando riguarda argomenti, questioni o «casi» su cui ha assunto in precedenza posizioni pubbliche. (il Giornale)

La maggioranza si incarta. E rinvia. (L'HuffPost)

Slittano al prossimo Consiglio dei ministri i due provvedimenti più attesi: la norma sull'azione disciplinare per i giudici che esprimono un giudizio sulle norme che sono chiamati ad applicare, violando «l'obbligo di astenersi o quando sussistono gravi ragioni di convenienza», come recita la bozza del decreto, e l'inasprimento delle pene per gli spioni, ossia i funzionari pubblici infedeli. (il Giornale)