Istat, 380mila bimbi nati nel 2023 in Puglia. Mai così pochi: allarme denatalità

Il meteorite che sta per colpire l’Italia continua la sua corsa e l’impatto è inevitabile. Il meteorite è la denatalità. Da quindici anni l’Istat segnala il rapido calo delle nascite e il Paese archivia la notizia come se il conto da pagare non dovesse mai arrivare. Il 2023 si è chiuso con 379.890 nati, minimo di sempre, di cui - per la prima volta nella Storia - meno di 300mila sono figli di due genitori italiani. (quotidianodipuglia.it)

Se ne è parlato anche su altri media

L'andamento. Nascite al minimo storico e culle sempre più vuote in provincia di Rieti. (ilmessaggero.it)

PALERMO – Le donne siciliane fanno meno figli e li fanno in una età sempre più avanzata. Nel 2023, secondo i dati forniti dall’Istat, il numero dei figli per donna in Sicilia si ferma a 1,3 contro l’1,5 del 1995. (Quotidiano di Sicilia)

Lunedì scorso l’Istat ha pubblicato i dati relativi alla natalità nel 2023 e nel primo semestre 2024. La tendenza alla riduzione si è confermata anche nel primo semestre 2024, trattandosi ormai di un fatto strutturale. (corriereadriatico.it)

“Calo demografico, problema sociale o patologia?”, di Vincenzo D’Anna

Il numero di figli per donna è di 1,2, un valore che colloca l’Italia tra i Paesi peggiori del mondo: anche di questo si è parlato nella puntata di “Numeri” di Sky TG24, andata in onda il 21 ottobre 2024 (Sky Tg24 )

Non che la nostra regione sia tra le più gelide dell’inverno demografico attraversato dall’Italia, che lo scorso anno - come attesta il rapporto Istat su “Natalità e fecondità della popolazione 2023” - ha fatto segnare un record al ribasso per le nascite, scese a 379.890, con un calo del 3,4% sull’anno precedente. (corriereadriatico.it)

L’Istat, l’istituto nazionale di statistica dello Stato, ci conferma che il calo delle nascite nel Belpaese continua. Il cosiddetto inverno demografico non trova sollievo nella nostra penisola e permangono tutti gli interrogativi futuri legati alla denatalità, alle future pensioni, alla desertificazione della nazione, all’invecchiamento della popolazione la cui età media ormai è di quasi 83 anni, con il peso economico che questo già comporta sul piano sanitario ed assistenziale. (FNOB)