Quell’alluvione che sconvolse il Piemonte: “Dal disastro la cultura della prevenzione”

Trent’anni fa, l’alluvione che sconvolse il Piemonte. Erano il 5 e 6 novembre 1994 quando le province di Cuneo, Asti, Alessandria, Torino e Vercelli furono devastate da una forza irresistibile, ferite dalle acque impazzite del Tanaro, di fiumi e torrenti che superarono gli argini provocando una tragedia senza precedenti. Nel tardo pomeriggio di sabato 5 novembre, ignare di ciò che stava accadendo a Ormea, Garessio, Ceva, Clavesana, le città lungo il fiume erano immerse in un clima da catastrofe imminente. (La Stampa)

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Trenta anni. Tanto è passato da quel drammatico 5 novembre 1994. Quel giorno Venaria fece i conti con il dramma del crollo dell'ala del palazzo di via Cavallo, a ridosso del torrente Ceronda e del ponte. (QV QuotidianoVenariese)

Persero la vita tre persone. La notte tra il 5 ed il 6 novembre 1994 la città fu invasa dalle acque e devastata. (La Nuova Provincia - Asti)

Linus racconta la canzone di Natale che aiutò Alessandria (Radio Gold)

L’annuncio di Pichetto Fratin ad Alba: “In manovra più fondi per la Protezione civile”

Trent’anni dopo, “con immutato spirito di aggregazione e senso di appartenenza a quella che fu una esperienza drammatica ma al contempo costruttiva” si sono ritrovati gli ex dirigenti, tecnici ed impiegate dell’Ufficio Ricostruzione del Comune di Asti (La Nuova Provincia - Asti)

Un’esperienza che ha lasciato il segno: gli ex dirigenti, i tecnici e le impiegate dell’ufficio Ricostruzione del Comune di Asti si sono ritrovati, a distanza di 30 anni dall’alluvione del 1994, «con un immutato spirito di aggregazione e senso di appartenenza a quella che fu un’esperienza drammatica ma altrettanto costruttiva». (La Stampa)

«Abbiamo già chiesto con la finanziaria 2025 che vengano destinati ulteriori 2,5 miliardi per la protezione civile: un aumento del 35% rispetto all'anno precedente» ha detto Pichetto, sollecitando una reazione alla «nuova normalità» dei cambiamenti climatici: «È necessaria la definizione di un nuovo modo di concepire e mettere in atto le azioni per rendere sicuri i territori più fragili, ma anche quelli considerati sicuri fino a ieri». (La Stampa)