Pensioni minime nel 2026: l’importo previsto e le sfide per l’INPS

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ECONOMIA

Mentre il dibattito sul sistema previdenziale italiano si intensifica, l’attenzione si sposta verso l’importo della pensione minima che, secondo le stime attuali, potrebbe subire un incremento nel 2026. Sebbene i dati definitivi dipendano da variabili economiche e legislative ancora in fase di definizione, le proiezioni basate sull’andamento degli ultimi anni lasciano intravedere un possibile adeguamento, seppur contenuto, rispetto alle cifre erogate oggi.

L’INPS, nel corso di un’audizione alla Commissione Lavoro della Camera, ha ribadito che la sostenibilità del sistema passa necessariamente da un equilibrio tra contributi versati e prestazioni garantite. Un meccanismo che, in assenza di interventi strutturali, rischia di penalizzare soprattutto chi percepisce assegni più bassi, già oggi al limite della sufficienza. Proprio per questo, le cosiddette “mini trattenute” introdotte di recente – se da un lato hanno portato a un lieve aumento netto per alcuni pensionati – dall’altro non risolvono il nodo di fondo: l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e dalle nuove imposizioni fiscali.

Tra queste ultime, la cosiddetta “Tassa CR” ha generato malcontento per il suo impatto diretto sui redditi più fragili. Sebbene l’effetto sia differenziato in base all’importo della pensione, chi riceve poco più del minimo si trova a fare i conti con detrazioni che, seppur modeste in termini assoluti, rappresentano una perdita significativa per bilanci familiari già stretti.

Parallelamente, il tema delle pensioni d’invalidità e degli anticipi legati alla Legge 104 continua a essere al centro di richieste di chiarimenti, con molti che chiedono come conciliare i benefici previsti con le regole contributive sempre più stringenti. L’Istituto, da parte sua, ha avviato campagne informative per spiegare i meccanismi di calcolo, ma la complessità del sistema rende difficile una piena comprensione da parte dei cittadini.

Quello che emerge, al di là delle singole misure, è una fotografia in chiaroscuro: se da un lato si cerca di alleggerire il carico fiscale con aggiustamenti tecnici, dall’altro la crisi demografica e l’aumento della spesa pensionistica pongono interrogativi sul lungo periodo. Senza contare che, in un contesto di risorse limitate, ogni modifica rischia di diventare un gioco a somma zero, dove il vantaggio per alcuni corrisponde a un minor margine per altri.