La rivoluzione nonviolenta di Danilo Dolci. L’ultima denuncia nel ’97, contro le basi Nato in Sardegna

Per saperne di più:
Morti sul lavoro

Quando nel gennaio del 1952 i pescatori di Trappeto, villaggio nel golfo di Castellammare non lontano da Partinico, tra Trapani e Palermo, videro arrivare un uomo alto e robusto che veniva dal Nord, parlava in italiano e diceva di voler stare con loro per comprenderne le condizioni, vivere da “fratelli” e dare una mano, e rispondeva al nome di Danilo Dolci, lo riconobbero come il ragazzo figlio del capostazione che aveva passato lì qualche estate di oltre dieci anni prima, ma non compresero subito che cosa fosse venuto a fare in quel posto senza strade ne fognature, dove dilagava la miseria assoluta che Carlo Levi racconterà ne Le parole sono pietre. (Il Fatto Quotidiano)

Ne parlano anche altre fonti

. Il borgo di Dio (RaiPlay Sound)

Personaggio scomodo, fuori dagli schemi, lo ricordiamo a 100 anni dalla nascita. Con il suo lavoro porta alla luce il dramma di uno dei quartieri più poveri “In questi ultimi tempi si direbbe che è stata organizzata una grave congiura per disonorare la Sicilia; e tre sono i fattori che maggiormente vi hanno contribuito: la mafia, il Gattopardo, Danilo Dolci”, così scriveva in una lettera pastorale nella primavera del 1964 il Cardinale Ernesto Ruffini, Arcivescovo di Palermo (Balarm.it)

Danilo Dolci nacque il 28 giugno 1924 a Sesana, allora in provincia di Trieste, oggi parte della Slovenia. Poeta, architetto, sociologo, attivista ed educatore, dedicò la sua vita alla giustizia sociale e ai diritti umani. (Orizzonte Scuola)

L’Amministrazione Comunale di Lamezia Terme aderisce alla “Giornata Mondiale della Sclerosi Sistemica”

Quando arriva in Sicilia, nel 1952, comincia la sua attività sociale avviando un processo di analisi, partecipazione e cambiamento che ha avuto eco in tutto il mondo. RaiPlay Sound lo vuole ricordare in occasione del centenario della sua nascita con un podcast dedicato ad alcuni degli aspetti di un uomo eccezionale che troppo poco spazio ha avuto nei media italiani. (RaiPlay Sound)

La sua lunga ricerca giunge dopo analisi e denunce dei mali del suo tempo, a consegnare al futuro uno «strumento» capace di far dialogare culture diverse, a dare forza e potere alle nuove generazioni, autonomia di giudizio a ciascuno; uno «strumento» che educa alla convivenza pacifica, all’ascolto, alla comunicazione e alimenta negli studenti la curiosità epistemica favorendo l’apprendimento, perché la conoscenza aiuta ad essere liberi, oggi più che mai, dove ciascuno deve essere paralizzato nel suo essere vivente, per poter agire unicamente come schiavo dei consumi seduto davanti ad un computer. (il manifesto)

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