Usa, Greenpeace dovrà risarcire 660 mln per i danni a un oleodotto in Nord Dakota
Una giuria del Dakota del Nord ha ordinato a all'organizzazione ambientalista di pagare i danni in una causa intentata dalla Energy Transfer (ET), società americana impegnata nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale, petrolio greggio, prodotti raffinati e gas naturale liquido ascolta articolo Greenpeace è stata condannata a pagare alla società petrolifera che gestisce l'oleodotto Dakota Access 660 milioni di dollari di danni dopo che oggi una giuria del North Dakota ha dichiarato l'associazione ambientalista globale colpevole di diffamazione. (Sky Tg24 )
Se ne è parlato anche su altre testate
Lo ha deciso una giuria del North Dakota mercoledì scorso ed è un colpo durissimo per il gruppo ambientalista, che potrebbe costringerlo a chiudere il suo ramo negli Stati Uniti e potrebbe imbavagliare — dicono gli attivisti — future manifestazioni contro le trivellazioni di petrolio e gas promesse dall’amministrazione Trump. (Corriere della Sera)
Il caso riguardava il coinvolgimento di Greenpeace nelle contestazioni della tribù Sioux di Standing (Secolo d'Italia)
Una giuria del Dakota del Nord ha condannato Greenpeace al pagamento di centinaia di milioni di dollari di danni, a una società di oleodotti, in relazione alle proteste contro l’oleodotto Dakota Access Pipeline che si sono tenute quasi 10 anni fa. (il manifesto)
Greenpeace è stata condannata a pagare 660 milioni di dollari di risarcimenti a Energy Transfer, società texana di trasporto e stoccaggio di combustibili fossili, con l’accusa di aver orchestrato una campagna di proteste violente contro la costruzione dell'oleodotto Dakota Access tra il 2016 e il 2017. (Milano Finanza)
Una giuria del North Dakota ha ritenuto Greenpeace responsabile per oltre 666,9 milioni di dollari di danni in un caso intentato da un gestore di oleodotti statunitense che ha accusato il gruppo di aver orchestrato una campagna di violenza e diffamazione. (Il Sole 24 ORE)
Il caso di Elena Maraga, la maestra d’asilo che ha aperto un profilo sul sito OnlyFans, e la conseguente reazione del ministero dell’Istruzione. Le decisioni in materia di difesa prese dal Consiglio europeo ieri a Bruxelles. (Corriere della Sera)