Terremoto a Taiwan, si fermano le fabbriche dei chip e l’industria mondiale trema

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QuiFinanza ESTERI

La violenta scossa di terremoto di magnitudo 7.4 che ha colpito Taiwan il 3 aprile rischia di avere pesanti ripercussioni sull'industria mondiale. Il sisma, infatti, ha portato Tmsc, la Taiwan Semiconductor Manufacturing, a fermare la produzione nei propri stabilimenti in attesa di valutare l’impatto del terremoto prima di riprendere la produzione. Lo stesso ha fatto la United Microelectronics, azienda concorrente di Tmsc, portando di fatto allo stop alle aziende che producono chip nel Paese. (QuiFinanza)

La notizia riportata su altre testate

A Hualien, la città più colpita, numerosi abitanti hanno trascorso la notte all'aperto perché hanno avuto la casa danneggiata o distrutta o per paura di nove scosse, che comunque si sono ripetute, compresa una di magnitudo 4.5 nelle ultimissime ore. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

L'intensità massima è stata di magnitudo 4. Nove le persone che hanno perso la vita a causa del terremoto e 1.050 quelle rimaste ferite. (La Stampa)

Si tratta del devastante terremoto di magnitudo 7.6 del 21 settembre 1999, che causò oltre 2400 morti e più di 11mila feriti. Bisogna partire da quel disastro per capire perché oggi, nonostante i danni non certo trascurabili, le conseguenze di un altro sisma di magnitudo solo leggermente inferiore non ha causato il disastro che si sarebbe potuto temere. (La Stampa)

Il bilancio, non definitivo, è di 9 morti e 821 feriti. Un sisma di magnitudo 7.4, con una seconda scossa di 6.5 e un centinaio di assestamento, ha devastato Taiwan. (Il Fatto Quotidiano)

Un terremoto di magnitudo 7.4 è stato registrato oggi a Taiwan. Almeno 9 le vittime, quasi mille i feriti. E si continua a lavorare per salvare le persone rimaste intrappolate sotto le macerie. Servizio di Beatrice Bossi Questo contenuto non è disponibile per via delle tue preferenze sui cookie (TV2000)

La faglia e l’ingombrante vicino, la Cina. La sismologia e la geopolitica. Una doppia vulnerabilità minaccia di ipotecare il futuro di Taiwan, un’isola grande un po’ meno della Toscana e del Lazio messe insieme, lungo e sotto la quale non corre soltanto l’“Anello di Fuoco” del Pacifico – la linea di faglie sismiche che circondano l’Oceano Pacifico – ma anche la “linea rossa” tra Stati Uniti e Cina e l’incubo di un nuovo conflitto mondiale. (Avvenire)