I lavoratori tessili del Bangladesh tengono duro. Rifiutata un’offerta di aumento dei salari del 56%

Ce l’hanno fatta anche in Bangladesh ma non si accontentano. Dopo due settimane di scioperi e scontri (che hanno causato sinora 3 vittime), i lavoratori del settore tessile hanno ricevuto un’offerta di aumento immediato medio dei salari del 56%, da 70 a 105 euro al mese. Proposta rifiutata perché ben al di sotto della richiesta di alzarli fino a quasi 200 euro. Si tratta di lavoratori impiegati in aziende locali che producono per lo più per grandi marchi occidentali, da H&M e Gap a Zara e Levi’s oltre a molti altri. (Il Fatto Quotidiano)

Se ne è parlato anche su altri media

diritti umani lavoro donne lunedì, 13 novembre 2023 Dacca (Agenzia Fides) - Già dieci anni fa, nel 2014, un documentario del quotidiano inglese “Guardian", dal titolo "The shirt on your back" spiegava con parole e immagini il costo umano di una maglietta di cotone, fabbricata in Bangladesh, ripercorrendo a ritroso tutta la filiera della cosiddetta "fast fashion industry", l'industria di abbigliamento basata sul consumo, cresciuto vertiginosamente negli ultimi anni nei paesi occidentali. (Fides)

I leader sindacali hanno espresso preoccupazione per il fatto che le sue parole avrebbero potuto provocare ulteriore violenze da parte della polizia e delle forze di sicurezza. Di Alberto Galvi – (Notizie Geopolitiche)

La battaglia dei lavoratori delle compagnie fast fashion continua contro gli stipendi troppo bassi, nonostante diversi governi abbiano già iniziato ad assecondare le richieste avanzate dai protestanti. (nss magazine)

A.t. (fashionmagazine.it)

Dhaka (AsiaNews/Agenzie) - La prima ministra del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha rifiutato di concedere ulteriori aumenti salariali dopo le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici delle fabbriche tessili che hanno chiesto quasi il triplo del salario scontrandosi nei giorni scorsi anche con la polizia, mentre questa mattina sono state chiuse 150 fabbriche “a tempo indeterminato”. (asianews.it)

Come già espresso nel precedente Comunicato rilasciato il 7 settembre scorso, non si capisce come sia possibile continuare a ignorare la presenza di circa 700 funzionari tecnici precari all’interno degli stessi Enti a cui il nuovo c. (Corriere di Lamezia)