M.O. – Caos Siria, opportunità e rischi per Israele
Gli sviluppi in Siria, con i ribelli jihadisti filoturchi che hanno preso il controllo della città di Aleppo otto anni dopo la sua riconquista da parte dell’esercito siriano, stanno destando preoccupazione in Israele. Il regime di Bashar al-Assad, sostenuto da Iran, Russia e Hezbollah, appare sempre più debole nel nord, e il consolidamento di forze jihadiste sunnite vicino al confine israeliano rappresenta un rischio crescente per lo stato ebraico (Moked)
Su altri media
Solo nel mese di novembre, secondo l’ultimo rapporto del Syrian Network for Human Rights, settanta persone, tra cui venti bambini, sono stati uccisi dai bombardamenti russo-governativi e per mano di diversi gruppi armati. (Vita)
Hezbollah è pronto a intervenire a sostegno del governo di al-Assad». Beirut — «In Siria si sta realizzando il piano americano per il Medio Oriente che ha lo scopo di spezzare l’asse della resistenza e circondare l’Iran. (la Repubblica)
Gli amici sono arrivati, ma non nelle proporzioni che consentirono ad Assad di riguadagnare il controllo del Paese nel 2016. Circa 200 miliziani filo-iraniani sarebbero entrati in Siria dall’Iraq, … (Il Fatto Quotidiano)
La pressione sull'Iran è aumentata in modo esponenziale quando il conflitto latente tra Hezbollah e Israele è esploso in guerra e poi a ottobre Israele ha attaccato l'Iran con raid contro obiettivi militari (Adnkronos)
MASNAA (confine siro-libanese) — «Se Assad non regge, non reggerà nemmeno il Libano», mormora il poliziotto di frontiera che, con poca voglia, controlla i documenti di un camion. «Arriveranno così tanti siriani che affonderemo tutti, il nostro Paese economicamente è collassato, non è in grado di sopportare un’altra crisi sfollati dopo un anno di guerra con Israele». (la Repubblica)
Soprattutto, dopo il 7 o… I ribelli si stavano preparando da tempo e il momento particolare ha fatto il resto: la Russia concentrata sull’Ucraina, Hezbollah indebolita in Libano per via del conflitto con Israele e l’Iran rallentato, le vie di comunicazione distrutte dai bombardamenti. (la Repubblica)