Addio al campo largo che non dice dove va

Non ci voleva una Cassandra per prevedere che a Genova, nella patria di Beppe Grillo e proprio nel momento in cui è sfidato da Grillo, Giuseppe Conte non avrebbe mai accettato alcuna forma di collaborazione con Renzi. Già di suo è vissuto come l’uomo nero. Lì poi era pure organico alla giunta Bucci. Le divisioni, da quelle parti, non fanno più neanche notizia. Di quel dettaglio che si chiama collocazione internazionale (Trump o Harris, armi o fiori nei cannoni a Kiev per la gioia di Putin) neanche a parlarne, compresa l’Europa (Ursula sì, Ursula no). (La Stampa)

Su altri giornali

Di Paolo (Il Fatto Quotidiano)

Ma questo 1) non cambia la realtà, e la realtà è che quei due partiti possono fare solo un matrimonio di interessi, che la loro non è una storia d’amore politica, che l’uno tira verso sinistra e l’altro verso destra; e 2) è la ragione per cui non vinceranno insieme le prossime elezioni. (Corriere della Sera)

Conte non ne ha mai fatto un mistero. E il Pd? Non ha fatto poi un granché per impedire il veto del M5S nei confronti di Italia viva. (Corriere della Sera)

Sarà pur vero che da… Non facciamoci del male, è il refrain morettiano dietro cui si trincera l’intera classe dirigente del Pd, mentre va in scena l’ennesima prova di sfascio del traballante campo largo (la Repubblica)

Renzi? Con lui non possiamo fare politica”. “Non si può andare avanti a colpi di ipocrisia, ci sono dei problemi col Pd. (Il Fatto Quotidiano)

E non sembra essere solo una frase gettata al vento. "Se questo è il campo largo, Giorgia Meloni rischia di governare altri dieci anni". (Tiscali Notizie)