Poste Italiane diventa il primo azionista di Tim, riportando il controllo allo Stato

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ECONOMIA

Quasi trent’anni dopo la privatizzazione, Tim torna sotto l’egida statale, seppure in una forma diversa da quella che la caratterizzava nel passato. Con un’operazione da 684 milioni di euro – che sale a 850 milioni includendo il precedente scambio di azioni Nexi con Cdp – Poste Italiane ha acquisito un ulteriore 15% del capitale dal gruppo francese Vivendi, portando la propria quota al 24,81% e diventando così il principale azionista della compagnia telefonica. Vivendi, che per oltre un decennio aveva mantenuto una posizione dominante con quasi il 24% delle azioni, si ritrova ora con una partecipazione residuale, appena superiore al 2,5%.

L’accordo, il cui perfezionamento è atteso entro giugno, segna una svolta nel panorama delle telecomunicazioni italiane, riportando in primo piano il ruolo dello Stato in un settore strategico. Poste Italiane, evitando di superare la soglia del 25% che avrebbe comportato l’obbligo di un’offerta pubblica d’acquisto, si assicura comunque un peso determinante nella governance di Tim, aprendo la strada a possibili sinergie, specie nell’ambito dei servizi finanziari e dei pagamenti digitali.

Nonostante le aspettative, i mercati hanno reagito con cautela: nella prima seduta dopo l’annuncio, i titoli sia di Poste che di Tim hanno registrato un calo, rispettivamente dell’1% e dello 0,6%. Un segnale che, al di là delle prospettive di lungo periodo, gli investitori sembrano attendere ulteriori sviluppi prima di esprimere un giudizio definitivo.