L'editoriale/Diritto tra le nazioni, le regole da ripensare

Il fatto che ci si concentri ormai, nel dibattito pubblico, sulla proporzionalità della difesa, o della reazione, non solo da parte di Israele dopo la strage del 7 ottobre, è un segnale del crepuscolo del diritto internazionale. Ormai passano in secondo piano le azioni preventive, le iniziative diplomatiche, gli stessi principi e norme generali di diritto internazionale, dando tutto per scontato ad eccezione della difesa. (ilmessaggero.it)

Su altre fonti

Eppure dovrebbe essere del tutto evidente come le due vicende non siano non dico uguali ma neppure lontanamente comparabili, perché nell’una e non nell’altra c’è stata una invasione non preceduta da una aggressione dello stato invaso. (Nicola Porro)

Israele sostiene di difendersi da nemici determinati a distruggerlo, da Hamas in Palestina a Hezbollah in Libano fino all’Iran. È altrettanto vero però che nel corso dei decenni Israele non ha mancato l’occasione per fomentare il radicalismo dei suoi avversari, marginalizzando le voci più pragmatiche. (L'HuffPost)

“Le parole di Papa Francesco contro la comunità internazionale? Il Papa non fa altro che descrivere il vuoto delle teste di coloro che dovrebbero avere delle idee alternative alla guerra del ‘tutti contro tutti’ che sta scatenando Netanyahu“. (Il Fatto Quotidiano)

Alla fine Israele siamo noi occidentali

Ma cos’è esattamente la proporzionalità? È un concetto che “si applica solo alla condotta delle ostilità”, utile per valutare un’operazione militare diretta contro un obiettivo. Negli ultimi mesi spesso si sono accusate entrambe le parti di violare il principio di proporzionalità. (RSI.ch Informazione)

Giudizio condivisibile ma pronunciato da un leader che ha ordinato l’invasione su larga scala di un altro Stato, l’Ucraina riconosciuta indipendente e sovrana nel 1991 dall’Onu e dalla stessa Russia, da Mosca ancora nel 1994 (con il Memorandum di Budapest) e nel 1998 (Trattato di amicizia russo-ucraino). (L'Eco di Bergamo)

La nostra cultura e i nostri valori, opposti a cultura e valori di un tempo passato. 80 anni fa non furono i figli di Abramo a insediarsi in quella striscia di terra ma i cugini dei cittadini europei, cresciuti nelle stesse scuole e nella stessa società; dove tutti sono uguali davanti alla legge; dove ognuno persegue il proprio benessere e la propria felicità «su questa Terra» nel rispetto delle norme e dell'etica, che poi dovrebbero salvare dalla dannazione eterna; dove le donne hanno gli stessi diritti degli uomini; dove nessuno è discriminato per le sue idee e per la fede religiosa, che anzi attiene alla sfera privata, essendo gli Stati laici. (il Giornale)