Sciopero dei porti Usa, a rischio le forniture globali

Ansa A poco più di un mese dalle presidenziali Usa, lo storico sciopero proclamato dai lavoratori portuali della costa orientale statunitense – il primo dal 1977 – rischia di avere forti ripercussioni sia sulla stessa economia americana che oltreoceano. A seconda della durata della mobilitazione, l’impatto sulle catene di fornitura a livello globale potrebbe essere più o meno ampio, con la conseguente carenza di beni di consumo e industriali e un aumento dei prezzi. (Avvenire)

Ne parlano anche altri giornali

Lo sciopero blocca tutto, dal cibo alle spedizioni di automobili, in un'interruzione che secondo gli analisti costerà all'economia americana miliardi di dollari al giorno, minaccerà posti di lavoro e potenzialmente alimenterà l'inflazione. (Corriere del Ticino)

Si tratta della più grande protesta di chi lavora nei porti americani degli ultimi cinquant'anni che ha coinvolto 45.000 lavoratori portuali, dal Maine al Texas. Al terzo giorno, sono bloccate le operazioni di scarico (StartupItalia)

(Marco Bruna) Jimmy Carter compie oggi cento anni. Vuole vedere la prima donna prendersi la Casa Bianca. (Corriere della Sera)

Lo sciopero dei portuali minaccia (anche) la corsa di Kamala Harris

Lo sciopero dei lavoratori nei porti affacciati sulla costa est degli Stati Uniti, iniziato ieri, entra nel vivo e all’orizzonte non si vedono segnali di una sua possibile conclusione in tempi rapidi. Di questo è convinto Lars Jensen, noto analista di mercato per Vespucci Maritime. (shippingitaly.it)

Nella seconda stagione di The Wire, la magnifica serie tv di Hbo ambientata a Baltimora (Maryland), i lavoratori portuali si trovano a fronteggiare una competizione globale sempre più spietata. (il manifesto)

In un Paese nel quale le disuguaglianze crescono e le imprese hanno potuto contare su normative che rendono difficile creare organismi rappresentativi dei lavoratori, le battaglie dei sindacati per recuperare terreno sono state seguite con simpatia da gran parte dell’opinione pubblica. (Corriere della Sera)