Cinema milanese rifiuta la proiezione di un film su Segre: la politica reagisce e Valditara accoglie la proposta di portarlo nelle scuole

Cinema milanese rifiuta la proiezione di un film su Segre: la politica reagisce e Valditara accoglie la proposta di portarlo nelle scuole Di Un cinema di Milano ha negato la proiezione del docufilm “Liliana”, incentrato sulla vita della senatrice Liliana Segre, adducendo motivi di sicurezza legati ai recenti eventi di Amsterdam e al clima generale in Italia. La notizia, riportata dal Corriere della Sera, ha suscitato immediate reazioni nel mondo politico. (Orizzonte Scuola)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Con una premessa: «Non intendiamo attaccare Liliana Segre, che è stata vittima di alcuni indecenti attacchi durante una manifestazione, ma desideriamo porci una domanda: è legittimo pretendere che Segre denunci quanto compie Israele in forza del suo valore simbolico?». (Corriere Milano)

Il ministero dell'istruzione accoglie così la proposta della senatrice di Noi Moderati Maria Stella Gelmini che aveva definito "inaccettabile" la decisione del cinema milanese. L'annuncio arriva sui social dal ministro Valditara. (TGR Lombardia)

Si può usare soltanto questa parola: vergogna». «È una vergogna. (La Repubblica)

Il peso e l'onore di essere i figli di Liliana Segre

Dobbiamo sconfiggere questa paura, non possiamo far vincere l’odio”. Questo mi preoccupa: il fatto che ci sia paura di un docufilm su Liliana Segre vuol dire che qualcosa non va. (IL GIORNO)

Il Cinema Orfeo di Milano ha deciso di non proiettare il docu-film su Liliana Segre per paura di contestazioni: "È la prima volta che non mi viene data una sala per problemi diciamo "razziali" perché hanno paura. (Fanpage.it)

Il documentario Liliana di Ruggero Gabbai, presentato al Festival del cinema di Roma, in sala al Teatro Dal Verme di Milano il 12 novembre e destinato a un passaggio televisivo sulla Rai, si concentra per la prima volta in particolare su questo aspetto: come ha influito sulla vita dei tre figli (e successivamente dei tre nipoti) la consapevolezza che la madre aveva subito un orrore così indicibile, quanto di quel trauma si è inciso anche sulla loro pelle, come quel numero tatuato sul braccio che per molti anni della loro infanzia era qualcosa di misterioso di cui sapevano solo che «l’avevano fatto alla mamma degli uomini cattivi». (Famiglia Cristiana)