Parigi, la stretta sui paperoni: 20 miliardi di imposte (per i redditi oltre il mezzo milione)
Momento complicato per la Francia di Emmanuel Macron, che nel 2017 arrivò all’Eliseo forte delle sue credenziali di banchiere ex Rothschild e di «Mozart della finanza», come alcuni amavano chiamarlo, stregati dalle competenze economiche e dal fascino del più giovane presidente della storia francese. Sette anni dopo, anche quell’immagine di efficienza tecnocratica è in crisi. Nonostante i successi nella lotta alla disoccupazione (al 7,1%), le misure della «Macronomics» alla fine non hanno dato i risultati sperati. (Corriere della Sera)
Se ne è parlato anche su altri media
L’intenzione è di abbassarlo al 5% del Pil, a fronte del 6,1% atteso (7% senza interventi). Il valore della manovra francese è quindi imponente, di 60,6 miliardi di euro, per due terzi si tratta di tagli alle spesa, per i riminanti 20 miliardi di aumento delle tasse sulle grandi aziende, sulle persone più ricche e sull’energia. (Il Fatto Quotidiano)
Il Primo Ministro Michel Barnier ha annunciato una serie di aumenti fiscali mirati alle grandi imprese, quindi le blue-chip francesi potrebbero essere attive oggi. I tagli alla spesa rappresenteranno poco più di due terzi delle entrate totali, mentre il resto proverrà da tasse più alte per aziende, ricchi e settore energetico. (XTB)
Il valore della manovra francese è quindi imponente, di 60,6 miliardi di euro, per due terzi si tratta di tagli alle spesa, per i riminanti 20 miliardi di aumento delle tasse sulle grandi aziende, sulle persone più ricche (con una patrimoniale) e sull’energia. (Il Fatto Quotidiano)
Cosa rimarrebbe di un sistema di spesa pubblica come quello francese con un taglio di 60 miliardi di euro nel 2025, tra riduzioni di budget e nuove imposte? Solo rovine. (ComplianceJournal.it)
Oltre 41 miliardi di euro di tagli alla spesa pubblica, di cui 21,5 miliardi colpiranno lo Stato, 14,8 miliardi la sicurezza sociale e altri 5 miliardi le comunità locali. (Tiscali Notizie)
Il primo ministro mette subito le mani avanti dopo aver presentato il progetto di finanziaria per il 2025: «È perfettibile». Michel Barnier sa benissimo che la stretta sui conti pubblici proposta dal governo per far fronte a una deriva del debito che quest’anno supera il 6%, sarà decostruita dall’Assemblée nationale, dove non ha la maggioranza. (il manifesto)