Turetta, la lettera dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin: 'Non sono cattivo, merito odio e carcere a vita'

"Non sono cattivo. Merito l'odio e il carcere a vita per l'omicidio di Giulia". E' uno dei passaggi di una lettera che Filippo Turetta, accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia... Leggi tutta la notizia (Virgilio)

La notizia riportata su altre testate

Ma agli atti del processo, dove lui sarà l’unica voce, visto che non sono previsti testimoni, c’è già un suo scritto. Sarà un processo lampo quello per Filippo Turetta, lo studente 22enne reo confesso dell'omicidio a novembre nel Veneziano dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin: la difesa sceglie il rito immediato, per evitare spettacolarizzazioni mediatiche. (La Stampa)

Il processo a carico di Turetta è appena iniziato e si concluderà all'inizio di dicembre con la sentenza. E' uno dei passaggi di una lettera che Filippo Turetta, accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin scrive subito dopo l'arresto in Germania e prima del trasferimento in Italia (25 novembre del 2023). (TuttOggi)

La lettera è agli atti del processo ed è stata pubblicata oggi dal sito del Corriere della Sera. “Capirei e accetterei se voi voleste dimenticarmi e rinnegarmi come figlio, vi ho già causato troppo dolore e sarebbe probabilmente la scelta migliore. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Adesso sono nel carcere di Halle. La lettera di Filippo Turetta (Il Giornale d'Italia)

É racchiuso negli atti processuali il delirio di Filippo Turetta dopo l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. Mentre vagava con la sua auto tra Austria e Germania, a distanza di cinque giorni dall'uccisione della ragazza, il giovane ha registrato sul suo telefonino frasi disperate e sconnesse, che adesso sono al vaglio dei giudici. (il Giornale)

“Legge, studia, prega. Filippo Turetta, lo studente 22enne reo confesso dell'omicidio ell'ex fidanzata Giulia Cecchettin avvenuto a novembre, è attualmente detenuto nel carcere di Verona e si sta preparando per l'interrogatorio previsto per il 25 ottobre davanti ai giudici della Corte d’Assise di Venezia. (L'HuffPost)