Abdurrahman Mustafa: “Il nostro popolo in Siria ha riconquistato la libertà”
Il presidente del governo provvisorio siriano, Abdurrahman Mustafa ha dichiarato: “Il nostro popolo in Siria ha riconquistato la libertà. Oggi è un giorno molto felice per noi”. Mustafa, presidente del governo provvisorio siriano, ha rilasciato un'intervista alla Radiotelevisione turca (TRT). Abdurrahman Mustafa, sottolineando che il popolo siriano non si è arreso e non ha perso la sua determinazione, neanche nei campi e nell'esilio, ha affermato che il popolo non ha mai perso la sua fede contro il regime di Assad sostenuto da Iran, Hezbollah e Russia (TRT)
Su altri media
Dopo la fuga del dittatore Assad, si sono aperte le porte del 'mattatoio' e delle altre carceri in Siria, dove erano rinchiusi detenuti: tra loro c'è chi è finito in cella per essersi rifiutato di sparare sui civili o per critiche al regime Getting your Trinity Audio player ready... (Dire)
"I sospetti autori di crimini di diritto internazionale e di altre gravi violazioni dei diritti umani devono essere indagati e, se giustificato, perseguiti per i loro crimini", ha dichiarato in un comunicato Agnes Callamard, responsabile del gruppo per i diritti con sede a Londra. (Il Dubbio)
Nel 2017 Amnesty International l'ha definito un «mattatoio di esseri umani». (ilmessaggero.it)
ROMA – “È indispensabile che ci sia una forma di giustizia internazionale che ora esamini gli efferati crimini commessi da funzionari del deposto regime siriano, anche applicando la giurisdizione universale, come già accaduto, per chi aveva cercato riparo o si trovava in Europa quando Assad era ancora in carica”: così commenta alla Dire Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, la notizia della caduta del regime della famiglia Assad, al potere dal 1970, dopo che gruppi ribelli hanno preso il controllo della capitale Damasco. (Dire)
Vengono aperte le porte della sezione femminile della prigione di Sednaya, Siria. La prigione di Sednaya, soprannominata "Mattatoio umano ", è una prigione militare vicino a Damasco utilizzata dal governo di Assad per detenere migliaia di prigionieri, sia civili che ribelli. (la Repubblica)
«Andate dove volete», rispondono i ribelli alle donne che, incredule, chiedono dove debbano andare. Il carcere era noto per le torture che i suoi secondini infliggevano ai prigionieri. (Corriere TV)