Meloni-Lega, sale la tensione. Belloni verso gli Affari europei
ROMA. Per Giorgia Meloni la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione europea è una vittoria personale. E però di qui in poi la premier ha davanti a sé tre grossi problemi politici. Il primo: la successione ad un ministro che assommava più deleghe di chiunque altro: Pnrr, Sud, politiche di coesione e Affari comunitari. Con tutta probabilità Fitto rassegnerà le dimissio… (La Stampa)
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Alla fine l’hanno fatto davvero: il voto del Partito Democratico (e dei Socialisti europei) ha appena portato Raffaele Fitto alla vicepresidenza esecutiva del governo dell’Europa. (Volere la luna)
Che non sembrano però essere stati sufficienti al Governo italiano per definire il nuovo assetto di comando su tutte le deleghe fin qui assegnate a Raffaele Fitto. Un portafoglio ampio che ha il proprio cuore nel Pnrr, ma si estende a Politiche di coesione, Sud e Affari europei. (NT+ Enti Locali & Edilizia)
La premier ha chiuso un’operazione da masterclass: prima ha marcato la distanza dalla vecchia “maggioranza Ursula” (mentre le sinistre e i commentatori “à la page” strillavano in prima pagina che l’Italia era «isolata»), poi ha condotto un duro negoziato, sminando il sabotaggio del Pd (scelta autolesionista, dettata dall’ideologia e da una scarsa conoscenza della nuova mappa globale che sta emergendo) e facendo leva su uno scenario internazionale in profondo e rapido cambiamento (lo shock del voto americano, il trionfo del Maga), infine ha colto il risultato facendo pesare il futuro contributo dei Conservatori europei e i suoi rapporti diretti con i nuovi e potenti protagonisti che stanno per entrare in scena, coltivati nei primi due anni a Palazzo Chigi, è il raccolto di centinaia di ore di volo, incontri bilaterali e vertici internazionali, la semina della presidenza del G7 e del parlare schietto con gli altri leader delle grandi potenze. (Liberoquotidiano.it)
Ricordiamo tutti la litania a redazioni semi-unificate, no? Quella per cui l’Italia sarebbe finita «in serie B», «isolata» a livello internazionale a causa del governo di destra e della sua agenda euro-realista? È vero l’esatto contrario. (Secolo d'Italia)
A destra, com’era facilmente prevedibile, è un coro di applausi. Il ministro dell’Istruzione Valditara parla di “successo per l’Italia”, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ci mette la retorica patriottica: “Siamo uno dei Paesi fondatori, siamo una grande Nazione, con un governo stabile e un’economia in salute ed è giusto che tutto questo venga riconosciuto e valorizzato”. (LA NOTIZIA)
O di salvare il salvabile, di fronte a una decisione che ormai è presa: votare sì alla commissione von der Leyen, nonostante Fitto vicepresidente, nonostante gli alleati popolari siano sempre più imbarazzanti nel loro flirt con l’estrema destra; nonostante il programma di luglio della presidente, già frutto di un compromesso, sia ormai poco più che un foglio di carta. (il manifesto)