Ma il Pd deve dire da che parte sta

Fino a qui, al Pd era bastato fare esercizio di equilibrismo. Ogni volta che al Parlamento italiano si votava per inviare armi all’Ucraina garantiva il suo sì, pur tra maldipancia e qualche defezione, accompagnando la lucina verde al mantra del «però l’Europa promuova un’azione diplomatica». Il classico “ma anche” capace di salvare voto e coscienza. Tutta la fatica di tenere insieme posizioni inconciliabili esplodeva invece puntualmente nel gruppo di Bruxelles, là dove, sarà la distanza fisica dai vertici romani, ognuno si è sempre sentito libero di andare per conto proprio: a fine novembre, dinanzi all’ipotesi di consentire all’Ucraina di rispondere agli attacchi sul territorio russo, i dem si spaccarono in tre variabili, sì, no, forse, cioè astenuti. (La Stampa)
Se ne è parlato anche su altri giornali
– Sia i partiti italiani della maggioranza di governo che quelli dell’opposizione si sono divisi al loro interno frantumandosi, nel voto dell’Europarlamento non vincolante sulla risoluzione a favore in futuro di una difesa europea. (Agenzia askanews)
E sul nuovo governo Usa è netto: "Una plutocrazia, una oligarchia, una tecnocrazia" - Il video (Il Fatto Quotidiano)
Perché no, questa storia che dobbiamo per forza spendere 800 miliardi in armamenti se non vogliamo l’Armata Rossa che ci marcia sotto casa non convince granché. Premessa doverosa, visti i tempi che corrono: questo articolo sarà tacciato di filo-putinismo, di intelligenza col nemico, di anti-americanismo. (Fanpage.it)

La seconda, metaforica ma neanche troppo, dalla segreteria del Pd conduce al gruppo europeo dei Socialisti e Democratici: ha il compito in Ue di portare la linea di Schlein, che ha criticato nettamente il progetto di Ursula Von der Leyen. (il manifesto)
La delegazione dem si è rivista ieri sera alle 21 … Nicola Zingaretti, il capo delegazione, lascia aperta la discussione. (Il Fatto Quotidiano)