Oro olimpico nella spada. Treviso esulta per Rizzi e Navarria: «Da quando sono qui hanno iniziato a vincere» VIDEO

Esultanza a Treviso per l'oro dell'Italia nella gara a squadre di spada femminile alle Olimpiadi di Parigi 2024. Mara Navarria e Giulia Rizzi, due delle quattro azzurre, si allenano alla Scherma Treviso maestro Ettore Geslao. Nel sodalizio è anche cresciuto Matteo Tagliariol, olimpionico, sempre nella spada, a Pechino 2008. Ora un nuovo, duplice orgoglio, come conferma il presidente Andrea Sirena: «Giulia e Mara hanno portato un'aria nuova, da nazionale. (ilgazzettino.it)

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Le spadiste hanno scritto una pagina di storia, io credo non solo della scherma. Perché in questa Olimpiade, al Grand Palais, in questo luogo così iconico, contro la Francia, è un po' come la vittoria contro i norvegesi nella staffetta del fondo a Lillehammer". (Eurosport IT)

Chiamate in qualsiasi modo tranne che col proprio nome: la gaffe dei giornali è femmina “L’amica di Diletta Leotta, la francesca, la psicologa e la mamma”. Repubblica ha sostituito i nomi delle campionesse olimpiche in questo modo ed è giustamente scoppiata la bufera (Milleunadonna.it)

Neppur avesse parlato a Samuele il bambino suo nato nel 2013. Mara Navarria è una mamma, ma anche un capitano. (il Giornale)

Le otto imprese olimpiche dell'Italia "a casa loro": da Valla alle spadiste, passando da Lillehammer, Settebello e Stano

Qui il tifo è tutto per le schermitrici e gli schermidori francesi. Una scenografia magnifica, un impianto sempre pieno: le due tribune a ridosso delle quattro pedane possono contenere più di 8mila spettatori e ogni giorno non c’è un posto libero. (La Gazzetta dello Sport)

Ancora medaglie per l'Italia in queste Olimpiadi estive e ancora un oro per il Team Azzurro: a conquistarlo sono state le spadiste Alberta Santuccio, Giulia Rizzi, Rossella Fiamingo e Mara Navarria che per la prima volta nella storia italiana a cinque cerchi, hanno vinto il concorso a squadre, battendo (Io Donna)

Sul filo di lama. Ha prevalso il mio animo sabaudo». (La Stampa)