Puff Diddy, la vicenda processuale del rapper diventa una docuserie su Netflix prodotta da 50 Cent

Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto Puff Diddy nelle ultime settimane diventeranno una docuserie che sarà distribuita da Netflix. L’ annuncio è stato dato da 50 Cent, altro personaggio iconico dell’hip hop americano, che reciterà nella serie e sarà anche il principale finanziatore e produttore del progetto. La regia sarà affidata ad Alexandria Stapleton, già vincitrice di un Emmy. Il rapper ha precisato che parte dei proventi raccolti dalla serie saranno devoluti ad associazioni che difendono le vittime di abusi e violenze sessuali. (la Repubblica)

Su altri media

In questo momento, nella stessa unità di un carcere di Brooklyn, New York, l'ex rapper e produttore Sean «Diddy» Combs, che il mondo conosce come Puff Daddy, condivide le sue giornate con Sam Bankman-Fried, il re delle criptovalute condannato a 25 anni di reclusione per truffa. (Corriere della Sera)

Gli avvocati di Sean “Diddy” Combs, attualmente in stato di arresto e su cui pendono varie gravi accuse tra cui violenza sessuale e tratta ai fini dello sfruttamento sessuale, hanno chiesto nuovamente che il loro cliente sia rilasciato su cauzione. (Rolling Stone Italia)

L’ex calciatore dell’Inter non ha dubbi: il messaggio lanciato alla squadra di Simone Inzaghi è chiaro. (Spazio Inter)

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Spunta un’altra presunta vittima di molestie e violenze sessuali nella rete di Puff Daddy. Stavolta a puntare il dito contro il produttore incarcerato, già per altre vicende analoghe a suo carico, è l’avvocatessa Ariel Mitchell-Kidd che a NewsNation. (Il Fatto Quotidiano)

Fra queste, ben 25 sarebbero state minorenni al momento delle violenze: le più giovani di 9, 14 e 15 anni. Nuove accuse contro Sean Combs, forse persino più sconvolgenti di quelle già uscite dopo l'arresto dello scorso 16 settembre. (ilmessaggero.it)

Si dichiara innocente, ma è guardato a vista in regime di detenzione speciale, anche se i suoi avvocati sostengono che non ci sia pericolo di suicidio. Arrestato in un albergo di New York, è stato poi trasportato nel Metropolitan Detention Center di Brooklyn, una prigione federale, trattenuto senza cauzione. (La Stampa)