Dopo la folle corsa verso l’elettrico, ora le lacrime tardive degli industriali
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Difficile dire quale sia la notizia più scioccante tra le due arrivate questa settimana dalla Germania e di cui si sta ampiamente parlando in questi giorni: il successo di AfD alle elezioni regionali in Sassonia e Turingia, o Volkswagen che sta valutando di chiudere uno o più stabilimenti (sarebbe la prima volta in quasi 90 anni di storia), nell’ambito di una ristrutturazione che punta a ridurre i costi di 10 miliardi di euro da qui al 2026. (Nicola Porro)
La notizia riportata su altri media
Forse è solo un gioco beffardo del destino che il piano di austerità, completo di tagli e possibili chiusure di stabilimenti, annunciato da Volkswagen sia emerso proprio nel giorno in cui Martin Winterkorn, ex ceo della compagnia, varcava la soglia del tribunale di Braunschweig per affrontare le accuse di frode legate al Dieselgate. (FIRSTonline)
Una misura che ha colto tutti di sorpresa ed è stata aspramente criticata dalle associazioni dei lavoratori, con il principale sindacato industriale tedesco IG Metall che ha parlato di un piano che “scuote le fondamenta” della casa automobilistica. (BergamoNews.it)
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz sta affrontando in prima persona la crisi della Volkswagen. Un portavoce del governo ha detto che Scholz ha parlato con la direzione, la presidente del comitato aziendale del gruppo e i membri del consiglio di sorveglianza. (Il Messaggero - Motori)
Si preannuncia un autunno caldo per i lavoratori della Volkswagen dopo che il colosso automobilistico tedesco ha dichiarato a inizio settembre che potrebbe chiudere alcuni siti di produzione in Germania, una misura che in precedenza era considerata fuori discussione, minacciando ulteriori tagli ai posti di lavoro nell’ottica di risparmiare sui costi. (Wall Street Italia)
Audi, altro colosso automobilistico teutonico, ha deciso di chiudere uno dei suoi punti di produzione in Belgio, mentre i dati relativi alle nuove immatricolazioni di vetture ad agosto fanno registrare un crollo delle vendite da parte delle grandi multinazionali di Berlino. (Secolo d'Italia)