Semilibertà di stampa
L’inaudito arresto di Cecilia Sala a Teheran – non per i suoi scritti, ma come ostaggio da scambiare con un imprenditore iraniano catturato in Italia su ordine Usa per fumosissime accuse – ha finalmente messo d’accordo l’intera stampa: non si arrestano i giornalisti. Si dirà: in quale Paese si potrebbe mai affermare il contrario? In … (Il Fatto Quotidiano)
La notizia riportata su altri giornali
Lo teorizzava, con parole appassionate, Willy Brandt, l’uomo che, perseguitato dal nazismo, costretto per anni all’esilio e all’oblio, tanto fece nel secolo scorso per unificare la sua Germania divisa dalla guerra e dai tragici effetti che ne seguirono. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
La prima visita in carcere per Cecilia Sala, detenuta in Iran dal 19 dicembre, è stata autorizzata dopo 8 giorni di isolamento. (Fanpage.it)
Ecco come funzionano le prigioni di Teheran nel racconto dell’oppositore e giornalista Ahmad Zeidabadi, che c’è stato più volte: «I prigionieri ritenuti più interessanti vengono legati e incappucciati e trasferiti al Sepah 59, un carcere dei pasdaran di cui si conosce soltanto il nome in codice. (il manifesto)
Un altro giorno di silenzio a Teheran sul caso di Cecilia Sala. Un altro giorno di lavoro nel più stretto riserbo a Roma per cercare di riportare la giornalista il prima possibile in Italia. (L'HuffPost)